Per Maria Grazia Chiuri, direttrice artistica di Dior, disegnare una collezione non vuol dire solo creare una serie di capi di che possano accogliere i corpi delle donne che li indossano, ma è anche un’occasione per riflettere sulle trasformazioni della società.
Grazia Chiuri è interessata a un doppio movimento
In una fase di crisi che sta cambiando radicalmente comportamenti, abitudini e rituali della popolazione, Chiuri, progettista calata nel suo tempo, è interessata a un doppio movimento: quello della vita e quello della moda. Mette, quindi, in discussione l’idea di stile che ci accompagnava da diversi anni, stravolgendo il taglio, la struttura e il linguaggio dell’abbigliamento, intervenendo sulle convenzioni tradizionali del disegno e della visione di un corpo, per produrre una nuova sensazione. Il suo lavoro è descritto perfettamente da una frase presente in “Lezioni. Moda-design e cultura del progetto” di Nanni Strada: “In un contesto che dà priorità alle immagini ritrovare il valore delle parole può aiutare a progettare perché la parola è anche, nella sua veste grafica, un disegno.” .
L’ ispirazione
L’ispirazione di Chiuri sono tutte le donne: scrittrici, poetesse e intellettuali che con la loro opera illuminano vite e sentimenti, in un ideale cenacolo aperto a tutti o nell’intimità delle loro case e dei loro studi. Assorte, sorridenti o irriverenti, possono esprimere il proprio stile indossando una semplice camicia bianca come Susan Sontag o avvolgendosi in colorate e infinite sovrapposizioni come Virginia Woolf.
Le Silhouette
Le silhouette vengono trasformate, pur rispettandone l’essenza e la radicalità eversiva delle origini. Pensare è tagliare. Ridefinire la modellistica per creare sensazioni, significa ipotizzare un modo diverso di vivere. Ne è un esempio la Bar jacket, giacca con i lacci, che può essere modulata a piacere sul corpo e rappresenta una reinterpretazione di linee che risalgono ad una collezione Dior realizzata in Giappone per l’autunno-inverno 1957. Abbinandola ad una gonna, arricchita da coulisse in vita, è possibile comporre un tailleur che veste ogni figura, adeguandosi a quel sentimento di fragilità che attraversa il tempo presente.
La Camicia maschile
La camicia maschile, must have della collezione, si trasforma e diventa un abito, rievocando il tradizionale chemisier Dior. Si sposa perfettamente con pantaloni palazzo a righe o short minimal, sotto ampi cappotti colorati a righe, in tessuto chiné e patchwork di foulard, dai motivi paisley e floreali, con l’aggiunta di frammenti di pizzo per un effetto collage.
I Tessuti
I tessuti morbidi seguono il corpo in un rapporto intimo, che vede fondersi diverse tecniche e materiali. Mussoline di seta, perfette per abiti lunghi di colore azzurro opaco, ocra scuro o arancio spento, si mischiano con un morbido chiffon e con ricami di perline. La vita è segnata dal punto smock, oppure scesa, per creare quell’idea di complessità e bellezza, in bilico tra tradizione e presente, che pervade questa collezione.
Germano Celant
I movimenti progettuali si identificano con le parole del critico d’arte e direttore artistico, recentemente scomparso, Germano Celant: “È tempo che la moda decifri le sue latenze e i suoi desideri, per riconoscersi come ricerca libera e originale”.
Adriana Fenzi