Bansky l’ invisibile, l ‘inafferrabile, il senza volto. L’ artista-mito della street art è protagonista di “Banksy – L’ arte della ribellione”, un lavoro di Elio España e distribuito da Adler Entertainment, la cui programmazione prevedeva la possibilità di vederlo nei cinema solo il 26, 27 e 28 ottobre rendendolo un Film-evento, come viene chiamato in gergo, a causa del nuovo Dpcm, è stata posticipata a quando l’ emergenza Covid 19 lo renderà possibile.
L’artista senza identità
Protagonista per modo di dire, visto che dell’artista vengono mostrate solo le opere, dato che notoriamente Bansky non ha identità. Anzi, come dice qualcuno nel film, Bansky potrebbe non essere una persona, ma una sigla. Un collettivo di artisti che agisce in giro per il mondo usando la firma Bansky.
E come si mostra un artista che non si mostra? España risponde in più modi. Interpellando artisti e attori del mondo dell’ arte, per esempio, colleghi dello street artist inglese, e se fossero membri del fantomatico collettivo? Impossibile saperlo, e anche i suoi biografi, ma come si scrive la biografia di un fantasma?.
Ma così sarebbe un documentario canonico. España scava più a fondo, partendo dal gesto più celebre e situazionista dell’ artista: il quadro messo all’asta da Sothesby’s e che si autodistrugge un attimo dopo essere stato aggiudicato per oltre un milione di sterline, nel 2018.
L’arte della fuga
Da lì è un viaggio a ritroso, un ambiente sociale, un milieu se preferite, che è stato il brodo di cultura di Bansky. Stiamo parlando dell’ Inghilterra a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 del secolo scorso, quelli dell’era Thatcher. L’ idea del film è che Bansky, ufficialmente nato nel 1974 a Bristol, morda e fugga, anzi spruzzi e fugga sui muri della sua città natale influenzato da quel clima.
Un’ arte della fuga, del colpo studiato nei dettagli e realizzato in velocità, che Bansky, racconta il film, raffina negli anni: piazza le sue opere al Metropolitan Museum di New York, ma anche altrove e scivola via indisturbato. Così, per un po’, i suoi lavori campeggiano tra i capolavori del XIX e del XX secolo, per poi essere rimossi dai guardiani. Ma intanto il gioco è fatto, il guanto di sfida all’establishment lanciato e l’avventura continua.
Tante contraddizioni
Pirateria? Gesto di protesta? Affermazione dei graffiti come forma d’arte?Domande da saggio specialistico o da articolo giornalistico.
A España interessa che gli spettatori “scoprano un artista molto ambizioso e motivato, la cui carriera è cresciuta costantemente: dalla scena dei graffiti, che non tutti associano a Banksy, alla costruzione di un business artistico multiforme di cui con ogni probabilità molte persone non sono consapevoli. Ci sono tante contraddizioni nella storia di Banksy e penso che queste contraddizioni sfideranno i preconcetti che ci sono in giro”.
Carlo Faricciotti
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