Quest’anno il Congresso nazionale della Società italiana di ortopedia e traumatologia (SIOT), alla sua 105a edizione, slitterà al 2021 a causa della ormai note difficoltà dettate dall’emergenza Covid. In sua sostituzione andrà in onda, è il caso di dirlo, il “Virtual SIOT 2020”, evento scientifico innovativo dedicato agli addetti ai lavori del settore ortopedico, che avrà luogo online |virtualsiot2020.it| il 6 e il 7 novembre prossimi.
«Le attività congressuali sono quelle che più di tutte hanno risentito e risentiranno di queste restrizioni e tutti i congressi fino ad oggi programmati, piccoli o grandi che fossero, nazionali o internazionali, sono stati di fatto annullati o al meglio riprogrammati al prossimo anno», spiega il presidente SIOT Francesco Falez, direttore UOC Ortopedia e traumatologia dell’ASL Roma 1 all’Ospedale Santo Spirito di Roma.
Ma verrà dato spazio, sottolinea il professore, ad un nuovo modo di fare comunicazione scientifica da sperimentare e portare avanti probabilmente per diverso tempo. Certamente un’opportunità da cogliere per rendere più fruibili gli eventi congressuali limitando gli spostamenti e contenendo i costi, ma al tempo stesso garantendo l’aggiornamento e la formazione, pilastri di una società scientifica come la SIOT.
I principali temi sul tavolo del confronto
Il programma scientifico del meeting virtuale organizzato dalla SIOT comprende 8 macro-temi tra i più attuali e interessanti del settore ortopedico: l’ottimizzazione del lavoro quotidiano, la traumatologia dello sport, il trattamento multidisciplinare del paziente fragile, la chirurgia nelle fratture di omero, la chirurgia protesica di ginocchio, la chirurgia protesica di anca, il trattamento del dolore lombare e il vasto capitolo delle infezioni. Da sottolineare, all’interno di questi, le ultime novità sulla robotica e sulle nuove tecnologie in ambito ortopedico. Tutte le sessioni si terranno nella giornata del 7 novembre p.v.
Il Fast-Track in clinica ortopedica
Nel primo degli 8 macro-temi dal Virtual SIOT 2020, l’ottimizzazione del lavoro quotidiano in ortopedia, gli esperti affrontano le problematiche relative alla pianificazione degli interventi di anca e ginocchio e a come rendere più efficiente il lavoro quotidiano grazie alle nuove tecnologie. Particolarmente curioso, almeno per il grande pubblico, è un argomento che rimanda all’ambiente aeroportuale, ma con il quale ha in comune solo la rapidità di intervento: il “fast-track” in ambito ortopedico.
Pietro Ruggieri e Andrea Angelini
Il fast-track, come avranno modo di spiegare Pietro Ruggieri e Andrea Angelini, rispettivamente direttore e componente dell’équipe medica della UOC Clinica ortopedica traumatologica all’Università di Padova, è un programma di gestione e di cura intensivo applicabile a tutte le branche chirurgiche che prevede l’impegno multidisciplinare e il coinvolgimento del paziente tenendo conto del suo “contesto sociale” al fine di ottenere risultati rapidi e soddisfacenti.
Tempistica ridotta e gestione multidisciplinare
Un’impostazione sempre più attuale, introdotta negli anni ‘90 dal chirurgo danese Henrik Kehlet, che applicò inizialmente i criteri del protocollo alla chirurgia addominale per ridurre le complicanze e ottimizzare i risultati clinici, generando in seguito protocolli fast-track da applicare a diverse specialità chirurgiche, nonché anestesiologiche e mediche.
Chirurgia ortopedica
In chirurgia ortopedica le applicazioni di tali principi riguardano soprattutto la protesica di ginocchio più recentemente la chirurgia protesica dell’anca. Cardine della metodologia è l’approccio multidisciplinare: a fianco del chirurgo ortopedico diventa fondamentale il coinvolgimento dell’anestesista, dell’internista, del fisiatra, del fisioterapista, del personale infermieristico e tecnico e, in caso di bisogno, dello psicologo. Principali benefici del fast-track sono la riduzione della degenza ospedaliera, un maggiore coinvolgimento del paziente nel percorso terapeutico, minori complicazioni perioperatorie, riduzione delle infezioni ospedaliere, minore necessità di trasfusioni di sangue e, non ultimo, minori costi sociali grazie alla ridotta ospedalizzazione e a una ripresa funzionale più rapida.
I traumi ortopedici nello sportivo di alto livello
Nell’ambito della traumatologia dello sport in tutte le sue declinazioni verranno affrontati vari argomenti relativi alla terapia antalgica nella traumatologia dello sport, alla stimolazione biofisica per proteggere e rigenerare il tessuto cartilagineo, al recupero del gesto sportivo nella lussazione della spalla, all’artroscopia di anca nello sportivo di alto livello, fino alle tecniche ricostruttive e alla riabilitazione nelle lesioni legamentose dell’articolazione tibio-tarsica del piede. In questo contesto Carlo Ruosi, direttore della I Clinica ortopedica dell’Università “Federico II” di Napoli, presenterà le nuove evidenze scientifiche sull’efficacia dell’acido ialuronico di 4a generazione. L’acido ialuronico |AI|, come è ormai noto a giovani sportivi e anziani, è in grado di indurre una significativa riduzione del processo infiammatorio a carico di diverse articolazioni del corpo, stimolando i processi riparativi intrarticolari. In particolare, l’AI viene utilizzato per ridurre il dolore e aumentare la funzionalità articolare nei pazienti con lesioni del menisco e della cartilagine mediali del ginocchio.
Presa in carico e trattamento del paziente fragile
Particolarmente attesa dalla platea virtuale è la discussione sul trattamento multidisciplinare del paziente fragile, che vedrà gli esperti ortopedici destreggiarsi tra fratture da fragilità, l’uso della cementazione nell’osso osteoporotico, la fragilità genetica nel paziente emofilico. Interessante anche l’esperienza vissuta dagli operatori sanitari in pronto soccorso ortopedico durante l’emergenza Covid, raccontata da Alberto Belluati, direttore del reparto di Ortopedia dell’Ospedale “Santa Maria delle Croci” di Ravenna. Il PS suddetto è stato l’unico distretto esente da nuovo Coronavirus durante la pandemia, tanto da farvi dirottare tutte le altre chirurgie del presidio ospedaliero romagnolo.
Le fratture di omero nella popolazione anziana
Riguardo alla chirurgia nelle fratture del terzo prossimale di omero, cioè della parte più alta del braccio in prossimità della spalla, non va dimenticato che il danno di questo distretto scheletrico è una delle patologie più frequenti in traumatologia ortopedica rappresentando quasi il 5% di tutte le fratture cui vanno incontro soprattutto le persone anziane, prevalentemente di sesso femminile.
La letteratura non è sempre univoca nel management di questo tipo di frattura, spesso associata ad osteoporosi, tanto da essere numerose le tipologie di sintesi ovvero di ricomposizione ossea proposte, tutte finalizzate ad un rapido ripristino della funzione.
Andrea Grasso
«La diatriba tra ortopedici che hanno un approccio traumatologico attraverso la sintesi rispetto a chi ha un approccio protesico è tuttora in corso», spiega Andrea Grasso, professore a contratto dell’Università Tor Vergata di Roma e moderatore insieme ad altri colleghi della sessione.
Protesi anatomica o protesi inversa?
«Ma soprattutto nell’ultimo periodo, aggiunge Grasso, il vero dibattito in corso tra esperti è sull’attualità o meno del ruolo della protesi convenzionale definita “anatomica” o sull’estremizzazione della protesi definita “inversa” con un’impostazione strutturale opposta alla precedente».
Un argomento quindi estremamente controverso tra gli addetti ai lavori per la complessità delle problematiche, correlate all’evento traumatica di frattura, che spesso il chirurgo ortopedico si trova a dover affrontare: massa ossea ridotta, soprattutto nel paziente geriatrico e nella donna in età post-menopausale; rischio di osteonecrosi dell’estremità dell’omero per interruzione della vascolarizzazione distrettuale; riduzione della frattura spesso difficile e scarsa osteointegrazione del mezzo di sintesi, quello cioè utilizzato per ricomporre l’omero.
Dalla protesica articolare alle complicanze infettive
A chiudere, si fa per dire, la seconda parte della giornata del Virtual SIOT 2020 saranno le ultime 4 macro-aree di ortopedia relative alla chirurgia protesica di ginocchio e alle nuove tecnologie per il futuro, alla chirurgia protesica di anca con un focus particolare sulla pianificazione preoperatoria computerizzata fino all’intervento chirurgico laser-assistito, al trattamento del dolore lombare che nella stabilizzazione vertebrale trova in molti casi la soluzione, e per finire il grande capitolo delle infezioni affrontate sia dal punto di vista preventivo e diagnostico sia clinico.
Giorgio Cavazzini