Asseconda i gusti di giovani e meno giovani, fonde insieme classicità e stile pop, va oltre i luoghi comuni e celebra la normalità, il direttore creativo di Gucci sembra aver trovato il modo di essere sempre sulla bocca di tutti
Il suo debutto con il ruolo di responsabile dell’immagine del marchio è stato nel 2015 quando ha portato in passerella la collezione uomo autunno/inverno, 5 giorni dopo l’uscita di scena di Frida Giannini.
Già allora Alessandro Michele aveva mostrato il suo spirito anticonformista, infrangendo le regole e cancellando le convenzioni. Da lì non ha mai avuto paura di percorrere nuove strade è ha fatto sì che la griffe non solo diventasse una delle più influenti degli ultimi anni, ma fosse anche in grado di rivoluzionare completamente i codici della moda.
Armine Harutyunyan
Per settimane è stata al centro delle polemiche sui social. L’artista e modella armena, che ha calcato le passerelle di Gucci per la stagione primavera-estate 2020, ha attirato una serie di commenti crudeli e sessisti che la definivano «non abbastanza bella» per fare la top-model.
A questo punto si è diffusa la notizia, falsa, che la ragazza sarebbe la nuova musa della griffe, scelta proprio da Alessandro Michele. Che sia stata una strategia di marketing? Non ci è dato saperlo, ma ciò che è certo è che in quei giorni il marchio Gucci è schizzato in cima alla classifica delle ricerche su Google.
Le calze rotte
I collant strappati, in vendita online al prezzo di 149 euro, hanno fatto gridare allo scandalo. Con quest’altra provocazione lo stilista ha deciso di proporre un concetto di moda differente, che rompe gli schemi e si allontana dalla realtà patinata delle passerelle.
Una favola in tre tempi
Questa è la definizione che Michele ha dato al suo ampio progetto, strutturato in tre capitoli. An Unrepeatable Ritual è una linea che si ispira ad un atto di magia e ha visto la luce a febbraio. The Ritual è un esperimento di neorealismo, andato in scena a maggio. The Epilogue, infine, è una collezione ispirata agli anni ’70, presentata a luglio con una diretta streaming di 12 ore. La moda, con le sue liturgie, è la protagonista del trittico. Lo stilista ci mostra ciò che avviene prima di una sfilata o di una campagna pubblicitaria, situazioni normalmente precluse alla conoscenza del pubblico.
Il team ci mette la faccia
I testimonial di The Epilogue non sono modelli, ma i designer che indossano i capi disegnati da loro stessi. Gli scatti riprendono anche il comparto tecnico, tra cui il direttore artistico Christopher Simmonds, il fotografo Alec Soth e i registi Fabio e Damiano D’Innocenzo. Invece di restare dietro le quinte, quindi, il team creativo del progetto questa volta va in scena.
“Ho rotto l’incantesimo che costringe i miei collaboratori a lavorare con passione su abiti che poi dovranno abbandonare, e ho chiesto loro di indossarli” ha affermato Alessandro Michele.
Adriana Fenzi