Quando si tratta di album celebrativi di un musicista l’ascoltatore ha almeno due strade da percorrere: cercare nelle reinterpretazioni qualcosa della suggestione originale o lasciarsi trasportare dalle nuove esecuzioni e decidere se le canzoni possono stare in piedi anche senza la sacralità di chi le ha consegnate all’immaginario collettivo.
Questo vale quindi anche per “Appunti di Viaggio-Capitolo 2”, che porta come sottotitolo Non vi succederà Niente, nuovo remake delle canzoni di Francesco Guccini, sotto la regia, come nel primo volume, di Mauro Pagani.
Il canzoniere gucciniano scotta
Se il capitolo precedente, almeno per chi scrive, era passato in maniera piuttosto calligrafica nonostante i nomi (Consoli, Agnelli, Sangiorgi, Elisa tra gli altri), questa nuova esperienza sembra avere uno scatto in più. Certo, il canzoniere gucciniano è serio da paura per chi lo vuole affrontare, i pezzi hanno una radice talmente intima legata a chi li ha scritti che rende pieno di ostacoli la proposizione di una nuova versione credibile.
Eppure questa nuova compilazione ha dei momenti di ottimo impatto. La trasposizione di “Vedi Cara” a opera di Vinicio Capossela eseguita con pianoforte e archi, arrangiati da Pagani, rivela una luce segreta che nell’originale non viene accesa, l’eleganza dell’intonazione di Fiorella Mannoia nel rendere la ben ostica “Signora Bovary” trasporta il brano in un alveo rivelatorio da brividi, l’ “Autunno” nel duetto Roberto Vecchioni–Emma ha una intrinseca dolcezza data dalla calibratura del canto, la cantante fiorentina diede già prova di trovarsi a suo agio nei duetti confrontandosi con un totem come Renato Zero in una “Spiagge” live.
Rivelazione Meta
Ma la vera rivelazione è l’ascolto di “Acque” a opera di Ermal Meta. Il polistrumentista e compositore dalle radici albanesi ci offre una versione caratterizzata da un abbellimento ipnotico che accarezza le orecchie con il suo fraseggio pulito e cadenzato. Esempio di come, evitando i birignao di moda e posando la voce sulla superficie delle note sia possibile giungere a scolpire dallo stesso pezzo di marmo una figura che può entrare nel Pantheon dove abita la statua maggiore.
Poco sale o troppo dolcificante
Il resto viaggia su trascrizioni che non aggiungono nulla di nuovo se non una certa insipidezza (Nannini, Savoretti, Magoni, il duo Ilacqua – Pagani, Levante), e chiare cadute di tono. Tra queste ultime la versione di “Dio è Morto” a opera di Zucchero, troppo spettacolarizzata con quell’aria finto r’n’b appesantita dal coro e la coda gospel che la americanizza senza senso, e “Luna Fortuna” consegnataci da Mahmood, la cui intonazione lamentosa getta un gioiello nel pozzo del conformismo attuale.
Capitolo a parte
La chiusa del disco è la perla finale. “Migranti”, con Guccini alla voce per qualche verso accompagnato da I Musici. La voce del padrone di casa è affaticata e si sente ma il fiato di questa canzone drammatica e dolente arriva tutta. Commissionata da Caterina Caselli, scritta dal maestro di Pavana e musicata dal fidato Juan Carlos Biondini, il pezzo venne presentato per partecipare al Festival di Sanremo 2018 ma scartata. A dimostrazione dell’acume di chi la giudicò.
Corrado Ori Tanzi