E passato quasi un secolo dalla nascita della fotografia documentaristica. Erano gli anni trenta quando un gruppo di fotografi tra cui Dorotea Lange, Walker Evans e Ben Shahn,   attraversarono gli Stati Uniti per fotografare gli effetti della Grande depressione. Fu Roosevelt che nel 1937 istituì la Farm Security Administration (FSA), lo scopo era quello di documentare la recessione agricola attraverso la cronaca per immagini della realtà. Non si trattava di foto-giornalismo perché non si parlava di grandi eventi ma di vita quotidiana. Ma quegli scatti in bianco e nero di povertà e desolazione sono rimasti indimenticabili. Da allora molti fotografi si sono cimentati in questo genere, forse non tutti con lo stesso impatto politico, ma sicuramente aprendo nuovi sguardi su mondi a noi lontani. 

Il lavoro di Martin Parr

Il fotografo inglese Martin Parr e uno di questi, non solo perché parte dell’agenzia Magnum, la più grande agenzia europea di foto documentaristica, ma ce lo dimostra anche con il suo ultimo libro “From the Pope to a Flat White” edito da Damiani, che copre 4 decenni della storia di Irlanda (1979–2019) e ne rivela il drastico e repentino cambiamento.

Il lavoro inizia con fotografie in bianco e nero che documentano la visita del Papa nel 1979, quando un terzo della popolazione del paese partecipò alla messa al Phoenix Park di Dublino per arrivare al boom del turismo e agli effetti della gentrificazione.

Martin Parr

Parr ha vissuto nell’Irlanda occidentale tra il 1980 e l’82. Ha fotografato aspetti tradizionali di vita rurale come fiere di cavalli e balli, un mondo agricolo che ora ci sembra parte di una civiltà perduta, ma ha anche esaminato l’arrivo del primo accenno di nuova ricchezza, il trasformarsi del paese e il suo adeguarsi al consumismo. Nella seconda parte del libro,  caratterizzata dallo stile pop e ironico che contraddistingue il suo lavoro più contemporaneo, ci mostra il paese attraverso i suoi clichè. Con l’allentamento delle tensioni tra Regno Unito e Irlanda del Nord lo storico conflitto fra i due paesi diventa il fulcro di un nuovo boom turistico, attraverso scatti come la nuca dai capelli rossi o il tipico collare di un sacerdote ci mostra il paese diventare brand. 

From the Pope to a Flat White: 1979–2019

Il capitolo finale di “From the Pope to a Flat White: 1979–2019” ritrae una Dublino contemporanea in un paese che ha appena votato per consentire l’aborto e legalizzato i  matrimoni gay, sviluppi che sarebbero stati impensabili quarant’anni fa. E infine l’ultimo scatto è una tazza di flat white, una sorta di cappuccino simbolo di una Irlanda globalizzata come ad appiattire tutto, o ad unire tutto, il cattolicesimo e la semplicità rurale, la contemporaneità, l’apertura, la tolleranza e la diversità.

Fintan O’Toole

Fintan O’Toole nel testo di apertura afferma: “Il tempo sta cancellando le vestigia di un passato frugale. L’umorismo non è diminuito ma i poveri, le vecchie auto, che stanno gradualmente affondando di nuovo nella natura, hanno qualcosa dello struggimento archeologico dei resti di una civiltà perduta. E se possono essere abbandonati in modo così spietato, cos’altro può essere abbandonato? ” 

Nel 2021 un ciclo di mostre organizzate dal’ Associazione Northern Narratives

Il prossimo anno un ciclo di mostre, organizzate in associazione con Northern Narratives, presenteranno questo corpus di opere in tutta l’Irlanda. 

Elisa Bozzarelli

Fotografie © Martin Parr / Magnum Photos

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IRELAND. Dublin. O'Connell Bridge. From 'Bad Weather
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Martin Parr “From the Pope to a Flat White”
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