Chi non vorrebbe più luce a rischiarare l’oscurità di questi giorni difficili? Possiamo provare a sintonizzarci spiritualmente con l’India, dove proprio tra ottobre e novembre si celebra Diwali, la festa dedicata alla luce (Divali o Dipavali significa ‘fila di lucerne’), per le filosofie orientali simbolo di conoscenza e devozione, capace di dissolvere le tenebre dell’ignoranza e riportare pace e armonia.
Mille lampade illuminano una notte senza luna
Sono molteplici le usanze legate a questa antica manifestazione festeggiata dalle varie religioni indiane che non ha una data fissa (quest’anno è stata il 14 novembre) ma cade secondo il calendario vedico nel quindicesimo giorno del mese indù di Kartica, giorno dalla notte buia perché fase di luna nuova. La tradizione fa coincidere la festa con il ritorno di Rama (incarnazione del dio Vishnu) nella sua città natale Ayodhya, una delle sette città sacre indiane situata nello stato dell’Uttar Pradesh, proprio nel giorno di Dipavali, dopo quattordici anni di esilio: per accoglierlo nuovamente vengono accese lunghe file di lampade per illuminare la via.
Decorazioni floreali, un’esplosione di colori
In occasione dei festeggiamenti tutte le attività lavorative sono sospese per cinque giorni: ogni giorno è infatti consacrato a un dio e prevede particolari ritualità, dalla pulizia accurata della casa ai nuovi acquisti di abiti e accessori. L’ingresso delle abitazioni viene decorato in segno di benvenuto con bellissimi disegni dai motivi geometrici (i rangolì) utilizzando fiori e polveri di colori diversi finemente macinate che creano immagini davvero suggestive.
Uno sfavillio da Guinness dei primati
La città di Ayodhya comincia al crepuscolo ad accendere via via le sue luci nelle strade, lungo il fiume Saryu, nelle case: ogni angolo è illuminato da piccole lampade a olio in terracotta chiamate diya realizzate per l’occasione, candele galleggianti e lucine elettriche e brilla a tal punto che per il secondo anno consecutivo è riuscita a mantenere il suo record nel Guinness dei primati con oltre seicentomila lampade luccicanti nella notte.
I dolci della festa
Per l’occasione ci si scambia regali, si gustano dolci prelibatezze preparate in abbondanza per parenti e amici (tipici di queste giornate sono i mithai, a base di farina e miele con diversi ripieni e fritti nel ghee, il burro chiarificato) e si accendono candele affinché la luce riscaldi simbolicamente i cuori e possa prevalere sempre sul buio.
NAARYAL KHEER (dolce al cucchiaio)
Ingredienti:
80 g di zucchero palpabile
90 cl di latte
50 g di ghee
100 g di noce di cocco grattugiata
un cucchiaino di bacche di cardamomo verde
un cucchiaio di uva passa
un cucchiaio di mandorle pulite e tagliate a filetti
un cucchiaio di anacardi tritati grossolanamente
per decorare: 1/2 cucchiaino di zafferano in stammi, 2 cucchiai di acqua di rose
Mescolate in una casseruola zucchero e latte e portate dolcemente a ebollizione, togliete dal fuoco un minuto poi rimettetelo sulla fiamma e riportatelo a ebollizione. Ritirate nuovamente e mettete da parte. Scaldate il ghee in un’altra casseruola e fatevi dorare la noce di cocco, poi aggiungete il latte zuccherato e cuocete dolcemente sempre rimestando finché il composto si ispessirà. Quando si sarà ridotto della metà aggiungete il cardamomo, l’uvetta, le mandorle e gli anacardi poi cuocete per altri 5 minuti sempre mescolando. Trasferite in una coppa che possa andare in tavola e lasciate raffreddare. Decorate con i filamenti di zafferano e spruzzate di acqua di rose.
JALEBI (dolcetto street food)
da servire appena fatto
Ingredienti:
180 g di farina
50 g di gram flour, leggermente tostato (farina di ceci)
4 cucchiai di yogurt
10 g d lievito di birra
2 cucchiai di acqua
230 g di zucchero a velo
mezzo cucchiaio di zafferano macinato
mezzo cucchiaio di cardamomo verde macinato
olio per friggere
In una terrina mescolate bene la farina, il gram flour, lo yogurt e il lievito con tanta acqua quanto basta a ottenere una pasta spessa e cremosa, poi lasciate riposare 2 ore. In una pentola versate i due cucchiai di acqua con lo zucchero e cuocete a fuoco dolcissimo, rimestando finché lo zucchero non sia sciolto, poi portate a ebollizione e cuocete (sempre rimestando) fino a quando avrete ottenuto uno sciroppo molto denso, incorporando verso la fine lo zafferano e il cardamomo. Sbattete bene la pasta con la frusta, quindi fate friggere dell’olio in una padella per fritti. Sistemate la pasta in una tasca da pasticcere e disegnate delle spirali intrecciate (di circa 10 cm di diametro) nell’olio bollente, friggetele circa 30 sec. per parte (o fino a che non saranno dorate, ma non bruciate). Scolatele dall’olio e immergetele nello sciroppo, lasciandole 2-3 min., poi scolatele nuovamente e servitele ancora calde.
BURFI
Ingredienti:
100 g di zucchero di canna
1/4 di litro d’acqua
200 g di polvere di latte intero (speciale per dolci)
3 cucchiai di ghee
1/2 cucchiaino di cardamomo verde finemente macinato
un cucchiaino di acqua di rose
50 g di frutta secca a piacere tritata (mandorle, nocciole, anacardi)
Sciogliete in una pentola dal doppio fondo l’acqua e lo zucchero a fuoco basso, sempre girando e lasciando bollire per 5 minuti, poi togliete dal fuoco e lasciate raffreddare 10 minuti. Aggiungete un cucchiaio di ghee, il cardamomo e l’acqua di rose, poi versate lentamente la polvere di latte, sempre mescolando perché non si formino grumi e rimanga ben liscio. Rimettete sul fuoco bassissimo e cuocete altri 3-4 minuti finché non si stacca dalle pareti, poi togliete dal fuoco, aggiungete il restante ghee e la frutta secca tritata e mescolate bene. Ungete una teglia e sistemate il composto livellandolo con una spatola all’altezza di un dito; lasciate raffreddare, poi tagliate a losanghe con un coltello bagnato in acqua calda. In frigorifero si conserva qualche giorno.
Marzia Medagliani
Le ricette sono tratte dai libro: Bruno Cerchio – L’arte della cucina indiana – Edizioni L’Età dell’Acquario