L’ Espresso lo ha messo in copertina con un eloquente strillo: L’ ultimo intellettuale. Né boutade né esagerazione, Michele Rech, in arte Zerocalcare, è uno dei rari, rarissimi artisti che oggi sia anche voce non in grado di parlare a una generazione, ma di una generazione. E di raccontare con i suoi fumetti la dinamica di una realtà sociale che ha perduto la complessità dell’essere umano, la necessità del ragionamento personale, gli intrecci dei motivi che, dato un fatto accaduto, renderebbero castello di sabbia la ragione ufficializzata, la necessità di non farsi sciogliere nel funzionale conformismo che crea il grande oceano del rassicurante status quo.
Il nuovo Dickens
A distanza di un mese da “Scheletri” ecco ora “A Babbo morto” (BAO Publishing), che, mutatis mutandis, ci consegna una storia che vive del medesimo sangue del canto natalizio di Charles Dickens. Il canovaccio racconta della rovinosa caduta della Klauss Inc. a seguito della morte del suo titolare Babbo Natale. Prima i figli del defunto e poi la Easter Krupp, azienda leader nelle vendite online e nelle consegne a domicilio, che ne acquista la proprietà, rendono la vita dei lavoratori impossibile. Scendono in sciopero i folletti, minacciati da licenziamenti in massa, e anche le rider di Be.Fana protestano contro lo sfruttamento delle anziane lavoratrici del settore. Citando Apocalypse Now, è arrivato l’orrore.
Edizione magnifica
Un volume che in un’ottantina di pagine applica sulla favola la realtà sociale contemporanea del nostro Paese creando un’allegoria che avvelena la risata. Edizione gioiello con carta increspata e ingiallita che profuma di opera appena sfornata, impaginazione impreziosita dalle colorazioni dei disegni a opera di Madrigal, narrazione che alterna il disegno al testo scritto come nei volumi fiabeschi di ottocentesca memoria e note a piè di pagina che ci consegnano uno Zerocalcare a grado 100 di umoristica acidità.
Un’opera genuinamente militante che apre un’angolazione diversa da cui estrarre i mostri che l’autore da sempre porta nella mano. Se ci ostiniamo a credere che il Natale sia sempre e solo camini, slitte, pacchi regalo e renne (a proposito, ci sono anche loro nella sulfurea battaglia) “A Babbo morto” ci svela il trucco che fa dell’ologramma illusorio corpo vivente.
Requiem natalizio
Un libro per bambini? Sì, ma solo a costo di credere nella forza educativa delle black nursery rhymes, le alternative storie che, fin dal Medioevo, prendendo spunto dalle tradizionali filastrocche britanniche con scopo didattico per gli infanti, sostituivano a Mamma Oca bimbi decapitati da coetanei et similia per accompagnare meglio il sonno dei piccoli lettori. Altrimenti no, questa è un’opera per chi ha passato (e dimenticato) l’età dell’Innocenza e si balocca in quella dell’Esperienza con precario equilibrio.
Che non sussistano dubbi, in “A Babbo morto” il divertimento c’è tutto, su questo Zerocalcare mostra forma e forza zlataniane, ma idea di partenza e risultato hanno la partitura di un autentico j’accuse. O di un Requiem sul Natale insanguinato.
Corrado Ori Tanzi