Concepire un giallo che parta come un bradipo che si muove sul ramo di un albero e termini con la velocità di un ghepardo. Strutturarlo in modo che un brandello di verità si disveli solo dopo che la pazienza dell’indagatore abbia permesso agli occhi della mente di togliere dal quadro fosco della probabilità i pulviscoli che inceppano l’intero ingranaggio del disegno. Procedere convinti che la rivelazione, se rivelazione ci sarà, sarà un’epifania tanto liberatoria quanto piena di sofferenza.

Dieci anni di attesa

Domingo Villar ci ha messo più di dieci anni prima di licenziare il terzo romanzo con al centro la figura dell’ispettore Leo Caldas ma la calma marmorea del gatto è valsa il topolino. “L’ultimo traghetto” (Ponte alle Grazie, 640 pp, 18,50 euro). Ambientato a Tirán, un villaggio in piena Galizia, la storia ruota attorno alla scomparsa di Mónica Andrade, insegnante alla Scuola di Arte e Mestieri a Vigo nonché figlia di un notissimo cardiochirurgo. Un’assenza senza ragione, la volontarietà è una delle possibilità concrete. Il padre non ne è affatto convinto ed è disposto a usare tutta la sua notorietà per spingere a un’indagine.

E l’indagine parte. Dapprima con le movenze del bradipo di cui sopra e man mano più convinta. Si allarga a macchia d’olio, coinvolgendo sempre più personaggi e uscendo dai confini spagnoli. Stop. Questo non è uno spoiler

Un nuovo maestro del giallo

Un romanzo scritto in maniera mirabile, con la perizia dell’autore marchiato dalle stigmate dello scrittore con quattro quarti di nobiltà letteraria nelle vene. Villar s’aggancia al lettore e ne spolpa curiosità e piacere conducendolo a una dipendenza totale con la storia, i suoi attori e lo scenario di una regione tra le più incantevoli della Spagna. Terra dove il libro ha scalato le classifiche imponendosi presto tra i titoli più venduti con i media di ogni estrazione e orientamento a tesserne elogi scomodando maestri del giallo come Vázquez Montalbán e Camilleri. Vicinanza che ci sta tutta se si vuole sottolineare la capacità di intessere e portare avanti un noir in modo perfetto, ma che non può offuscare l’unicità di questo scrittore classe 1971. 

Fallimenti costruttivi

Villar è abile di suo a creare ambiente e atmosfera in cui primeggiano i “fallimenti costruttivi” dell’investigatore (qui scomoderei piuttosto Colin Dexter), la predisposizione a far logica di sensazioni nervose e intuizioni empiriche, le omissioni, le bugie di una comunità di pescatori chiusa anche se non ostile. E le relazioni tra padri, madri e figli, forzieri di dinamiche secolari la cui chiave è utile quanto il più sofisticato meccanismo scientifico a disposizione del commissariato. 

La vicenda nasce giusto nel momento in cui nelle Rías de Galicia sembra essere scesa l’apocalisse di una burrasca che ha divelto gli alberi e si è fatta sentire col peso di un vento potente. Il giorno dopo la calma. Apparente e fragile. Come l’esistenza di noi tutti.

Corrado Ori Tanzi

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L ultimo traghetto
L ultimo traghetto
Domingo Villar @El Norte
Domingo Villar
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