Diretto da Joseph Losey, prodotto ed interpretato da Alain Delon, il film del 1976 è ambientato ai tempi della seconda guerra mondiale e narra il dramma esistenziale di un uomo quando la sua vita si intreccia con quella di un ebreo con cui condivide il nome
La sceneggiatura di Franco Solinas ha la struttura tipica del giallo e ripercorre un’indagine, destinata a rimanere irrisolta, che rappresenta un pretesto per riflettere sulla condizione umana, intesa come rapporto tra l’individuo e la sua identità sociale. A fare da sfondo il dramma delle persecuzioni razziali.
La trama
In una Parigi occupata dai tedeschi, Robert Klein è un cinico collezionista d’arte, che non si fa scrupoli ad acquistare a metà prezzo quadri di cui qualche ebreo in difficoltà è costretto a disfarsi. La sua vita cambia quando scopre l’esistenza di un suo omonimo, presumibilmente ebreo, che tenta di sfuggire alle persecuzioni razziali attribuendogli la propria identità. L’uomo si reca dalla polizia per denunciare l’accaduto, ma finisce con far convergere su di sé maggiori sospetti. Inizia, quindi, a cercare il suo omonimo, scopre dove risiede, conosce la sua amante, una donna ricca e sposata che vive in un castello, e matura la consapevolezza che questi gli abbia teso un tranello da cui spera di liberarsi fornendo alla polizia i certificati che mostrino la sua appartenenza alla razza ariana.
Nel momento in cui le autorità diventano più aggressive, Klein, attraverso il suo avvocato, si procura un passaporto falso ed è in procinto di lasciare la Francia. Sul treno, però, incontra la fidanzata del suo doppio e scopre che quest’ultimo non è mai fuggito e rientra a casa sua ogni notte, allo scattare del coprifuoco. Così gli telefona e fissa un appuntamento con lui, ma non lo trova perché la polizia francese, avvertita dal suo avvocato, si è già recata ad arrestarlo. Le autorità, tuttavia, si presentano anche a casa di Klein–Delon e lo costringono a salire su un autobus diretto al Vélodrome di Parigi, durante la Grande Rafle del 1942, e, mentre il suo avvocato gli grida di aver ricevuto i documenti d’identità dei nonni, Klein, ormai trasformato nel fantasma di se stesso, viene spinto, insieme al suo omonimo, in un vagone diretto verso i campi di sterminio nazisti.
Il dramma della mercificazione umana
Il film inizia con una scena, apparentemente slegata dal resto della storia, in cui una donna, completamente nuda, viene sottoposta ad una visita per valutarne l’origine etnica. Il dottore con una serie di azioni meccaniche e a tratti brutali, le misura i tratti del viso e le proporzioni del corpo, trattandola come fosse un pezzo di carne senza vita. La sua dignità, come quella del protagonista, viene messa in discussione fino ad essere distrutta. La vicenda assume una struttura circolare, in cui l’incipit si lega alla scena finale nella quale gli ebrei deportati, tra cui lo stesso Klein, diventano corpi privi d’identità.
Adriana Fenzi