Design, scultura, pittura, ma anche musica e video; diversi linguaggi espressivi si fondono ed approdano in luoghi insoliti, questo è il concetto di “artwork”, ossia l’arte che invade gli spazi produttivi, coinvolgendo anche oggetti di uso quotidiano
“Sviluppare un progetto di allestimento all’interno degli headquarter vuol dire creare installazioni che esulino dall’idea tradizionale di arredamento e che possano portare allegria in ambienti di lavoro dove non sempre si respira un’aria particolarmente piacevole”. Così Tommaso Melideo, una laurea in scenografia a Brera e numerose collaborazioni con studi di architettura e allestimenti, descrive il suo lavoro all’interno delle sedi di importanti multinazionali come Amazon, Facebook e GSK.
Un’idea che debutta al Salone del Mobile
Correva l’anno 2016 quando Tommaso, insieme ad altri professionisti, prendeva parte al progetto “A Joyful Sense at Work”, pensato dall’architetto Cristiana Cutrona, fondatrice dello studio ReValue, e presentato in occasione della kermesse milanese. Il risultato era un’installazione multi-sensoriale che, concentrandosi sul lato emozionale del design, illustrava un nuovo approccio alla progettazione degli spazi lavorativi, che si trasformano in organismi adattivi, meno rigidi e più capaci di riprogettarsi all’istante. In quest’ottica il progettista diventa un “mediatore di bisogni”, capace di plasmare ambienti compiuti e finiti, ma al tempo stesso non finiti e resilienti.
La fusione degli elementi: un processo naturale
Quasi tutte opere di Tommaso, sia a livello di scultura che design, sono realizzate accostando materiali diversi come: il ferro, il legno, il gesso, la pietra, ma anche il sughero, il lino e le resine. “La commistione è per me l’unica scelta possibile – afferma l’artista – non riuscirei a scindere gli elementi, né a sceglierne uno per trascurare gli altri”. Lo stesso procedimento caratterizza le sue produzioni in campo pittorico, per le quali si ispira a grandi maestri come Pollock o Basquiat che dipingevano su qualsiasi tipo di supporto. Per quanto riguarda le texture dei colori ha gusti più netti, preferisce gli acrilici e le tempere, che sono materiali veloci, mentre usa le resine, che invece sono lente, per la copertura finale o per creare delle trasparenze.
Frozen: l’insostenibile leggerezza della materia
L’estate 2020 si rivela per Tommaso un importante banco di prova: uno studio milanese di allestimenti gli affida l’incarico di realizzare una scultura scenografica con cui concorrere al bando europeo per la prima di Amburgo dell’adattamento teatrale del celebre film della Disney. La maggiore difficoltà in un progetto del genere è data dalla necessità di trovare una materia trasparente, che abbia uno spessore inferiore a 4mm e che al tempo stesso sia leggera e resistente. Ma uno scenografo “realizzatore”, ossia un professionista che lavora con le mani, creando oggetti che non possono essere assemblati con tecniche industriali, è perfettamente in grado di accettare la sfida. Così, dopo mesi di esperimenti e studi sui materiali, Tommaso vince la gara e si guadagna un ruolo in questa avventura professionale che prenderà il via nelle prossime settimane.
Adriana Fenzi