Il mondo della sua infanzia in una serie di ricordi che salgono alla luce come tante madeleine proustiane, il profumo del tempo perduto che con gli anni sono diventati coscienti componenti di ciò che l’autore è oggi. Abbandonare Un Gatto di Murakami Haruki (Einaudi, pagg. 88, 15 euro con illustrazioni di Emiliano Ponzi) è la chiusura del cerchio (sempre che si tratti di operazione fattibile) col proprio passato.
Un padre così vicino così lontano
Sul tavolo soprattutto i conti col padre, genitore con cui solo in punto di morte Murakami riesce in qualche modo a riconciliarsi. Un uomo contrassegnato dalle ferite nell’animo della guerra, devastato da esperienze di morte (anche gratuite) che non è mai riuscito a sintetizzare una volta chiamato a far crescere nuova vita nella pacificazione.
Nel ripercorre il difficile rapporto con la figura paterna lo scrittore afferra una verità individuale che può essere trasmessa al genere umano. E cioè che la storia non appartiene alla sola memoria. La nostra storia intima non smette di farsi voce viva anche nelle più ordinarie delle nostre giornate, un fiume di sangue che ognuno tramanda alle generazioni future, un trasferimento ereditario attraverso il quale si costruisce il mondo.
Un nuovo stile
Pagine che estraggono le proprie radici con un linguaggio volutamente asciutto, quasi che la semplificazione della parola serva all’uomo Murakami per illuminare nella maniera migliore ciascun capitolo vissuto da bambino. Non c’era bisogno di mettere a lavorare la potenza immaginifica della sua conosciuta capacità letteraria per creare un quadro intenso nella sostanza. Una vita comune costruita con gesti elementari ha bisogno solo di semplicità perché possa diventare materia di racconto.
A partire dal giorno in cui suo padre gli disse che bisognava abbandonare la gatta che avevano ospitato. Il tono della voce, l’impossibilità di contrastare la decisione, il tragitto in bicicletta, l’azione portata a termine. Da cui (forse) nacque il profondo amore del romanziere verso i gatti.
Quel padre che, uomo comune e abile costruttore di haiku che non lo spronò a diventare uno scrittore e mai gli fu spalla quando Murakami iniziò a pubblicare le sue storie.
Il secondo occhio
A far da occhio parallelo al racconto di Murakami i raffinati disegni di Emiliano Ponzi, illustratore che riscuote un poderoso successo soprattutto all’estero. I suoi lavori trovano regolarmente spazio su New York Times, New Yorker, Newsweek, Washington Post, Le Mond, Gq France, Boston Globe e tanti altri.
Le illustrazioni sono un piacere per lo sguardo e richiamano le atmosfere alla Hopper per quel senso di immobilità con cui lo stile pittorico non permette allo spettatore una qualsiasi accessibilità alla scena. Il connubio tra le forti immagini e le nude parole è il sale di questa private investigation.
Corrado Ori Tanzi