Quante volte capita di provare una delusione straziante nei confronti di qualcosa che si aspettava con tutto il cuore, ma che non si è verificata come si sperava? E’ questo il fulcro di S Dnëm Roždenija (Buon compleanno), cortometraggio che il regista Boris Dobrovolskiy ha presentato al Trieste Film Festival di quest’anno.
Questa pellicola, che ha visto la sua premiere italiana proprio durante questa trentaduesima edizione della manifestazione, si è guadagnata il titolo di migliore film narrativo all’ultimo Moscow Shorts International Film Festival: abbiamo, quindi, chiesto all’autore di raccontarci qualcosa in più sul suo significato.
Prima di tutto, vorrei conoscerti meglio: parlaci di te e del tuo percorso.
Prima ho frequentato la facoltà di lingue straniere alla Moscow State University e successivamente ho studiato film directing iscrivendomi all’Advanced Course for Screenwriters and Film Directors presso il Gerasimov Institute of Cinematography (VGIK). Fare film era il mio sogno.
Quando hai iniziato ad amare il cinema?
Ho sempre amato guardare film e quando avevo quattordici o quindici anni sono andato sul set per la prima volta: immediatamente, ho sentito che volevo essere parte di quel mondo.
E quando hai iniziato a fare film?
Ho iniziato durante i miei studi. Il mio primo film dopo la scuola è stato un cortometraggio chiamato The Line, una sorta di metafora della vita umana dalla nascita alla morte.
Parliamo, adesso, del corto che hai presentato all’edizione 2021 del Trieste Film Festival, “S Dnëm Roždenija” (“Buon compleanno”): come hai avuto l’idea per questa trama?
Stavo pensando a una storia possibile da filmare senza budget. Così, ho lavorato allo script considerandolo in parte un esercizio che aveva due regole principali: un protagonista, una location.
Questo cortometraggio ha un significato particolare per te?
Penso che ogni film abbia un significato particolare per il regista. Insomma, in parte lo ami, in parte lo odi, in parte provi alter sensazioni. Parlando di questo film, mi sono divertito nel farlo perchè non è stato particolarmente difficile in termini di produzione e questo mi ha permesso di godermi interamente tutto il processo di registrazione.
Nel tuo corto, si avverte un climax nel comportamento del protagonista: puoi dirci qualcosa in merito?
Quando stavo pensando alla trama, ero interessato a rendere un particolare stato d’animo, che penso sia molto comune: quando stai aspettando un qualcosa che vuoi veramente e questo non accade in tempo, quando finalmente arriva il momento non riesci più a viverlo come avresti fatto prima, perchè quando accade hai già perso la speranza.
Qual è il significato del colpo di scena che hai inserito?
Non penso che bisognerebbe prenderlo alla lettera. Ho provato a mostrare in modo un po’ grottesco lo stato d’animo di questa donna sola e la sua incapacità di comunicarlo alle persone. Lei ci ha provato, ma ha fallito.
C’è qualche riferimento autobiografico nel tuo film?
Non esattamente, ma penso che le sensazioni che provi dopo aver desiderato e aspettato qualcosa che, quando finalmente arriva, ti accorgi di non volere più penso siano comuni alla maggior parte delle persone.
L’interpretazione dell’attrice che hai scelto come protagonista è stata davvero coinvolgente: puoi dirci qualcosa riguardo il momento del casting?
Grazie. Il casting è stato davvero facile. Sapevo esattamente come volevo fosse la protagonista e quando ho visto quest’attrice in altri film, ho capito subito che era quella giusta.>>
Soffermandoci sulle sensazioni che avresti volute mostrare allo spettatore, hai dato qualche suggerimento in particolare all’attrice per fare in modo che venissero rese esattamente come avresti voluto?
Certo: abbiamo parlato a lungo della protagonista, del personaggio in sé e così via. Penso che questo personaggio sia una miscela tra comico e drammatico ed era importante per me mostrare questo aspetto, ma non in modo troppo grottesco.
Qual è il messaggio che vuoi dare con questo cortometraggio?
Non penso che l’autore debba parlare del messaggio che voleva passare. Sarei felice se il pubblico lo interpretasse da sé, ognuno nel proprio modo. L’obiettivo principale, però, rimane sempre quello di far provare qualcosa allo spettatore.
Consigliamo la visione di questo cortometraggio a chi cerca una trama semplice, ma introspettiva, una recitazione impeccabile e un colpo di scena grottesco, ma che rende perfettamente l’intento del regista: esasperare uno stato d’animo comune durante un’attesa disperata.
Ringraziamo ancora il regista Boris Dobrovolskiy per la disponibilità e gli auguriamo di proseguire brillantemente la sua carriera.
Valentina Geminiani