Durante il Trieste Film Festival 2021, alla sua 32esima edizione, sarà possibile visionare l’opera di Boris Miljković, regista di origine Serba, scrittore e direttore creativo, dedicata all’artista e performer Marina Abramović che ha ricevuto una menzione speciale nel Premio SkyArte.
Il film sarà visibile sulle piattaforme streaming legate all’evento, principalmente MyMovies, dalle ore 23:30 del 29 gennaio, nella sezione dedicata all’Arte, dal nome “Art&Sound”. Recentemente è stato presentato in altre occasioni internazionali, quali festival di Sarajevo, di Jihlava in Repubblica Ceca e di Camerimage in Polonia.
All’interno della pellicola, nata dalla retrospettiva itinerante The Cleaner, con destinazione finale Belgrado, la città natale dell’artista, si ripercorre la sua vita inclusi i problemi della giovinezza, gli amori sbagliati e la sua solitudine, finendo anche a trattare del fenomeno della re-performance e dei re-performers.
Abbiamo avuto il piacere di intervistarlo e di scoprire un pochino di più della sua vita e del suo “viaggio verso casa”, seguendo i passi di Marina Abramović.
Parlaci un attimo di te, chi è Boris Miljković?
Sono nato il 3 aprile 1956 a Zagabria e se dovessi definire il mio lavoro, direi che sono un regista, direttore creativo pubblicitario (ma non solo), sceneggiatore e scrittore.
Principalmente ho studiato “regia” presso il corso di Arti Drammatiche all’Università delle Arti di Belgrado; con Branimir Dimitrijević sono stato parte di un duo creativo, chiamato Boris & Tucko, diventando anche co-autore di numerosi Show tv e film.
Una sezione dei miei lavori video è stata esposta nel 1989 al MoMA (Museum of Modern Arts) e al Museo di Arti contemporanee a Londra.
Successivamente mi sono occupato dell’ambito creativo-artistico di alcune pubblicità, collaborando con agenzie come Saatchi and Saatchi Cairo e McCann Erickson Belgrade.
In anni più recenti, oltre ad aver contribuito ancora ad altri show tv, ho realizzato ad esempio il concept dell’Eurovision Song Contest del 2008 e nel 2017 sono stato una delle prime figure professionali ad occuparsi del Serbian MTS Vision Festival.
Per molti anni sono stato direttore creativo della Televisione nazionale serba.
Nel tuo lavoro, pur quanto sfaccettato, qual è la cosa che preferisci?
Sembrerà strano, ma sicuramente direi il non dovermi svegliare prestissimo la mattina per poi tornare a casa quando ormai è notte.
Come sei diventato regista esattamente?
Il mio miglior amico stava studiando in quest’ambito. Il primo anno l’ho aiutato a girare i suoi progetti ed è così che ho realizzato che mi sarebbe davvero piaciuto fare lo stesso percorso di studi. Così l’anno successivo, dopo aver passato un esame, lo raggiunsi.
Che cosa ti ha spinto a girare questo film su Marina Abramović?
Ho incontrato l’arte di Marina Abramović quando avevo quattordici anni. Era nuda in una galleria. Penso di essermene innamorato. Quando finalmente mi giunse l’opportunità di lavorare con lei, non ho potuto farmela scappare.
“Homecoming: Marina Abramović and Her Children”, il parere del regista.
“Un’artista famosa torna a casa, dopo quarant’anni di lavoro, vita e amori all’estero, dopo molti successi, delusioni, trionfi e fallimenti. Sa bene che tornare a casa non è un passo facile, ma è l’ultima tappa di The Cleaner, un’opera che in qualche modo condensa tutta la sua vita … La seconda parte del film descrive il processo di casting dei cosiddetti re-performers … Giovani che ripetono le performance di Marina, da quelle giovanili di Belgrado fino alle famose The House with the Ocean View o The Artist is Present … Ma chi sono veramente? Il film suggerisce una risposta…” così racconta il regista, Boris Miljković, descrivendo in breve la sinossi della sua opera.
Chi è Marina Abramović?
Marina Abramović è un’artista e performer di origine serba, nata a Belgrado il 30 novembre 1946, naturalizzata statunitense. Attiva fin dagli anni Sessanta, si è autodefinita “la nonna della performance-art”.
Nel suo lavoro, esplora infatti la relazione tra l’artista ed il pubblico in maniera estremamente concreta, andando anche a toccare il contrasto tra i limiti del corpo e le possibilità della mente.
Tra le sue esibizioni più recenti, ricordiamo ad esempio quella del 2012, presentata a Milano presso la PAC di via Palestro, dal nome “The Abramović Method”. Unendo le esperienze sensoriali di altre sue opere – The House With the Ocean View (2002), Seven Easy Pieces (2005) e The Artist is Present (2010)- l’artista ha creato delle istallazioni in cui il pubblico stesso diventasse parte della performance, venendo invitato a vivere fisicamente tutto quello che aveva intorno, sdraiandosi, sedendosi, rimanendo stregato dai giochi di luce ed ombre.
Laura Galasso