Tra le iniziative promosse da Slow Food nell’ambito dell’evento Terra Madre Salone del gusto, che ha avuto inizio l’8 Ottobre 2020 e terminerà ad Aprile, troviamo Food Talk, nuovo format in programma sulla piattaforma digitale a cui è possibile assistere gratuitamente; si tratta di un breve spazio di riflessione in cui diversi personaggi (scrittori, filosofi, ecologisti, antropologi ma anche cuochi, contadini, pescatori e pastori) condividono in dieci minuti il proprio punto di vista su ambiente, agricoltura e cibo, mettendo a fuoco i comuni obiettivi per costruire un futuro migliore, in nome dell’indissolubile rapporto di interdipendenza che ci lega al nostro pianeta.
Attivista e pellegrino di pace, da sempre lotta per un mondo migliore
Qualche giorno fa è stato protagonista Satish Kumar, attivista ed ecologista indiano, guida ispiratrice di molte iniziative educative e spirituali, da sempre convinto che il rispetto per la natura e la terra meritino di essere al centro di ogni programma politico e sociale. In passato monaco Jainista, pellegrino di pace e attivista per il disarmo nucleare, attualmente vive in Inghilterra, dove è editore della rivista Resurgence e direttore dello Schumacher College, prestigioso istituto internazionale che si occupa di ecologia e sviluppo sostenibile.
Stop alla violenza contro la natura, l’uomo deve fare pace con la terra
Dotato di una profonda umanità e di una saggezza innata, Kumar si fa portavoce in tono pacato di un messaggio di riconciliazione con la natura, la terra e gli animali, oggi sfruttati dall’uomo senza alcuna preoccupazione; l’attuale sistema di produzione infatti contempla sia grandi allevamenti industriali, in cui gli animali vengono tenuti in condizioni di prigionia e nutriti con alimenti chimici, sia coltivazioni intensive su terreni molto estesi, trattati con fertilizzanti e pesticidi e lavorati con enormi macchinari automatizzati: l’uomo ha perso così la connessione con la terra e il cibo, non prova più empatia con gli altri esseri viventi né gratitudine per quello che riceve, di conseguenza non ha nemmeno consapevolezza di ciò di cui si nutre.
Il cibo è sacro e il nostro modo di fare agricoltura va rivoluzionato
Satish Kumar porta la nostra attenzione sull’importanza del cibo che considera ‘sacro’ in quanto nutrimento non solo per il corpo ma anche per l’anima, indispensabile per la sopravvivenza eppure così svalutato, e sul significato che assume all’interno di ogni comunità locale; tutti i membri, sostiene Kumar, dovrebbero essere coltivatori, ognuno dovrebbe mettere a disposizione il tempo e le competenze che ha e lavorare insieme agli altri la terra, perché il cibo prodotto nel proprio territorio e con uno sforzo collettivo è più buono e più sano: ne sono un esempio i mercati contadini, dove gli agricoltori possono portare i loro prodotti e condividerli con la comunità, nel rispetto della stagionalità e del proprio territorio.
L’importanza della comunità e della produzione locale
In questo modo il cibo diventa un ‘viaggio comune’, qualcosa che abbiamo visto nascere insieme, che ci appartiene e ci sostiene e non qualcosa che arriva da un territorio lontano dopo aver percorso migliaia di chilometri, avvolto negli imballaggi di plastica e di cui sappiamo ben poco, magari più ‘comodo’ da consumare ma che inevitabilmente impoverisce e fa deperire anche il nostro spirito: questo, dice Kumar, non è il cibo prodotto da una comunità, non è fresco e probabilmente neanche tanto buono.
Tutto il pianeta è la nostra casa
Attraverso una riflessione sul significato dei termini ‘economia’ ed ‘ecologia’, strettamente collegati e che tradotti in senso letterale indicano rispettivamente la ‘gestione della casa’ e la ‘conoscenza della casa’, Kumar ci invita a essere coscienti della profonda connessione che abbiamo con il nostro pianeta, la nostra casa appunto, di cui dobbiamo prenderci cura con attenzione, ritrovando il senso di appartenenza, del ‘sentirci a casa’. In particolare è importante trasmettere ai giovani da parte dei coltivatori più anziani, tramite l’insegnamento, la capacità di occuparsene in prima persona in un’ottica di reciprocità, trovando un modo per lavorare la terra in armonia con la natura e non contro di essa, coltivando quello che vogliamo mangiare perché – e questo è il cuore del messaggio che Kumar vuole lasciarci- “chi produce cibo deve avere cibo da mangiare e chi consuma cibo deve fare qualcosa per produrlo”.
Marzia Medagliani