Un talento italiano trapiantato a Dubai, che ai giovani dice di avere coraggio, di inseguire i propri sogni e di non avere paura di scoprire Paesi e realtà diverse
Designer e architetto, riconosciuto e premiato da ADI Index, Filippo Cima ha progettato e creato alcune opere prime a livello mondiale. La sua conoscenza dell’architettura, dell’ingegneria e del design, gli consente di integrare le tecnologie di ultima generazione con il design contemporaneo e fondere tutto nelle sue “mulitmedia facade”, opere grandiose che rappresentano una novità assoluta nel campo dell’architettura.
Negli Emirati Arabi, con l’Italia nel cuore
Filippo parla di Dubai, ormai sua seconda patria, come di un paese meraviglioso, velocissimo e ricco di opportunità. Ciò che gli manca dell’Italia, però, è la libertà di muoversi e poi la bellezza, quella dei centri storici e dei borghi, che rappresentano anche una delle sue principali fonti di ispirazione. Gli Italiani, afferma, sono bravi nel design perché crescono avendo innato il senso dell’armonia e delle proporzioni.
Design 4.0
Una giornata tipo di Filippo comprende molte ore in officina, passate a sperimentare nuove tecniche, con l’obiettivo di accrescere ogni giorno la sua competenza nel campo delle nuove tecnologie. Da questo tipo di studio nascono alcuni dei suoi alcuni “progetti primato” come: la sedia pieghevole più sottile al mondo; il primo casco high tech stampato in 3D, per conto di Nandlogic; la prima lampada OLED flessibile indossabile, marchiata Konica Minolta, e la prima barca a vela accademica italiana.
Parola d’ordine? Grandezza
Con il passare degli anni il lavoro di Filippo cambia e raggiunge la sua massima espressione nella realizzazione di progetti enormi, come le facciate multimediali.
È firmata da lui e dal suo staff la più grande installazione a LED al mondo posizionata sulla facciata esterna del Burj Khalifa, ovvero la torre del Califfo, un’icona a livello internazionale e un capolavoro ingegneristico, che rappresenta il cuore e l’anima concettuali della città di Dubai. L’opera luminosa dà un nuovo carattere al celebre grattacelo e gli conferisce una voce visiva unica, che non può essere trascurata da nessun altro edificio nei dintorni.
La conoscenza per superare le sfide
Il giovane architetto ha alle spalle anche un percorso accademico come ricercatore, che gli permette di sviluppare soluzioni estetiche personalizzate ad alto contenuto tecnologico, in ambiti di lavoro sempre più sfidanti. I progetti ideali per Filippo sono quelli che gli altri considerano impossibili, ossia quelle opere per cui è richiesto uno studio particolare e una capacità di “pensare fuori dagli schemi”.
Adriana Fenzi