Sergio Rilletti, affetto da tetraparesi spastica dalla nascita, è un autore che, nonostante i suoi impedimenti fisici, ha sempre perseguito il sogno di diventare uno scrittore. Anni fa, precisamente nel 2014, con la pubblicazione della prima raccolta antologica di Le avventure di Mister Noir, che ha recentemente avuto un seguito, ha coronato il suo sogno e non ha intenzione di fermarsi.
Abbiamo intervistato questo prolifico autore per conoscere meglio la sua storia, le sue pubblicazioni e le sue aspirazioni future.
Raccontaci di te, del tuo percorso e di cosa fai oggi.
Sono nato affetto da tetraparesi spastica, causata dalla dabbenaggine di un’équipe ospedaliera che, volendo evidentemente farmi “a propria immagine e somiglianza”… mi ha fatto nascere handicappato! Ho frequentato una scuola materna speciale, riservata ai bambini con disabilità. Lì, tre belle e lungimiranti maestre vollero provare a farmi scrivere a macchina, riuscendoci benissimo. Dalle scuole elementari in poi, invece, ho frequentato scuole normali, alle quali avevano libero accesso anche ragazzi normodotati. Mi diplomai con 50/60 in Analisi Contabile e l’anno dopo frequentai un corso serale di Sceneggiatura alla Scuola del Fumetto. Questo grazie anche a un gruppo di amiche, che si alternavano ad assistermi durante le lezioni, e di amici, che venivano a riprenderci.
Come hai scoperto la passione per la scrittura e quando hai iniziato a cimentartici seriamente?
L’ho scoperta alle elementari. Scrivevo serie di piccoli racconti che avevano come protagonisti un gruppo di sette “simpatici giustizieri”, tra cui Bud Spencer e Terence Hill, che raddrizzavano i torti subiti dai bambini. In terza elementare, quando la mia maestra è stata a casa per un incidente avvenuto in strada, creai un vero e proprio mini-fumetto per lei: i disegni, chiaramente stilizzati, erano formati dalle lettere e dai caratteri speciali della macchina per scrivere. Insomma, nella mia vita ho sempre fatto scelte, più o meno determinanti, che mi facevano orbitare attorno al mondo della scrittura creativa. Una di queste è stata la collaborazione con l’agenzia giornalistica Hpress. All’età di 33 anni, accorgendomi di non essere ancora approdato in modo consistente da nessuna parte, decisi di cimentarmi seriamente nel mio sogno di diventare uno scrittore famoso. Iniziai, quindi, a collaborare assiduamente con M-Rivista del mistero, un trimestrale da libreria fondato e diretto da Andrea G. Pinketts e Andrea Carlo Cappi. Qui, per otto anni scrissi veramente di tutto, restando sempre fedele all’argomento del numero in questione. E’ stato proprio per questa collaborazione che creai le avventure di Mister Noir, il primo eroe disabile seriale della storia del giallo italiano, e, tra le innumerevoli altre cose, pubblicai Solo!, il mio racconto autobiografico per eccellenza. Si tratta di un autentico thriller psicologico ambientato al Parco di Monza, che poi imperversò per molto tempo sul web, dov’è ancora disponibile gratuitamente.
Cosa ti affascina di più dello scrivere e cos’è per te la scrittura?
Per me scrivere significa poter comunicare i miei pensieri in tempo reale, senza avere l’impiccio dell’articolazione del linguaggio, che la mia tetraparesi spastica rende difficile. Attraverso la scrittura, riesco a far divertire e, magari, a far riflettere su alcuni temi a me cari in modo chiaro o allegorico, attraverso storie vere o inventate, arrivando persino a gente che non conosco. E, contrariamente a quando parlo, tutti mi capiscono all’istante.
Qual è il processo creativo che si cela dietro alle tue storie, dall’idea alla stesura?
E’ un processo piuttosto complicato. Prima viene l’ispirazione, un’associazione di idee che, veloce come un lampo, può colpirti in qualunque momento, mentre stai facendo o pensando qualsiasi cosa, esaltandoti. Poi, però, devi realizzarla, documentarti, scegliere lo stile che vuoi adottare per quel determinato racconto, e metterti all’opera. E, a meno di racconti molto brevi, spesso ti accorgi che la tua idea folgorante è molto più complessa da realizzare di quanto pensavi. A questo punto, entrano in gioco le due principali tipologie di scuole: quella dello scrittore che pianifica tutta la storia, dall’inizio alla fine, prima di scriverla e quella dell’autore che ha un’idea-base, ma si lascia guidare dalla storia mentre la sta scrivendo. Io appartengo decisamente a quest’ultima. Mi vengono in mente un tema, alcuni concetti da esprimere, e, a volte, degli immaginari trailer cinematografici da collegare tra loro. Mi metto al computer per diverse ore al giorno, sempre, e scrivo. E’ così che nascono le idee vere e le relative scene. A volte è semplice, a volte no, altre volte ancora sento che una certa scena è provvisoria, ma continuo a scrivere lo stesso, attendendo l’”Idea Vera” che me la farà modificare, anche a costo di riscrivere intere parti. E’ un metodo molto complesso, che mi guardo bene dal consigliare, ma che dà dei risultati veramente sorprendenti, anche per me.
Qual è il tuo genere di lettura e di scrittura preferito e perché?
A me piace il thriller, nel senso più ampio del termine, il genere avventuroso e il fantasy. Come scrittore mi sono cimentato in racconti di tutti i tipi, compreso un western. Quando iniziai a frequentare gli incontri letterari condotti da Pinketts e Cappi, mi ritrovai attorniato da un nugolo di scrittori affermati, tra cui Stefano Di Marino e Alan D. Altieri, che erano pure delle belle persone. Quindi decisi di inserirmi in quel gruppo proprio per le persone e, di conseguenza, di dedicarmi professionalmente al thriller e al noir.
Parliamo adesso di Mister Noir, il carismatico detective in carrozzina, del quale è recentemente uscito il seguito. Com’è nata l’idea di questo personaggio e delle sue avventure?
Quando, alla fine del 2002, fu annunciato che il 2003 sarebbe stato l’Anno Europeo della Disabilità, decisi di celebrarlo degnamente. Così, creai per M-Rivista del mistero, con la quale collaboravo già da un anno, il primo eroe disabile seriale della Storia della letteratura italiana, protagonista, oltretutto, di thriller umoristici. Presi a modello la briosità del telefilm Agente speciale, che vedevo quand’ero bambino, e, per essere sicuro di variare, stabilii che avrei trattato ogni genere di thriller e che tutti i racconti sarebbero stati conformi all’argomento del numero in cui sarebbero apparsi. Il filo conduttore era sempre questo detective privato milanese, affetto da tetraparesi come me: una sorta di James Bond 007 diversamente abile. Il mio personaggio aveva un innato senso dell’umorismo, una bella e letale assistente di nome Elena Fox e, come certi suoi illustri colleghi letterari (Sherlock Holmes, Hercule Poirot, Nero Wolfe), era dotato di un nome altamente improbabile: Mister Noir, appunto. Purtroppo, per problemi editoriali, la prima avventura apparve solo nel 2004, ma ottenne subito un gran successo, al punto che la LEDHA – Lega per i diritti e la dignità delle persone con disabilità -, le dedicò una bella recensione sul suo sito.
Quanto c’è di autobiografico nel protagonista e nei personaggi dei tuoi libri?
Tra gli undici racconti presenti in questo mio nuovo libro, Mister Noir, pubblicato da Oakmond Publishing, quattro sono strettamente legati a mie vicende personali. C’è del marcio a Monticello a Brianza è ambientato il giorno in cui a Villa Greppi, durante un importante festival letterario internazionale, fu presentato in anteprima il numero di M-Rivista del mistero con la prima avventura di Mister Noir. Testimonial di una profezia (Operazione Polluce Blu) e Assalto alla RAI sono due thriller costruiti proprio su due mie esperienze autobiografiche particolarmente significative, che ho voluto raccontare fedelmente senza alterare in alcun modo i fatti reali e i relativi orari in cui sono accaduti. Oltretutto, Testimonial di una profezia è legato a un fatto storico avvenuto esattamente 165 anni prima, mentre Assalto alla RAI è un crossover tra le avventure di Mister Noir e la mia saga autobiografica Solo!,che ho voluto dedicare alla meravigliosa coppia di giovani che Domenica 9 aprile 2006 mi soccorse al Parco di Monza, come narro appunto in Solo!, e a Luca Crovi, che mi invitò a Tutti i colori del giallo (Rai Radio Due) a parlare di questa mia vicenda. Inseguimento a ruota, infine, è una vicenda totalmente autobiografica, che però ho preferito attribuire a Mister Noir per renderla più credibile. Il libro, poi, è pieno di camei, piccole parti interpretate da miei amici o da persone a cui ho voluto bene. Elena Fox è ispirata alla mia bella e dinamica amica Simona, che in due racconti compare anche come sé stessa: da quando mi conosce, mi assiste e mi sprona sempre e ho voluto omaggiarla in questo modo. Per quanto riguarda Mister Noir, ormai alcuni lettori vedono me come il suo alter ego.
Da dove hai tratto ispirazione per scrivere i diversi casi del nuovo libro Mister Noir?
Andiamo velocemente in ordine cronologico. Il primo racconto del libro è nato dalla necessità di narrare il primo incontro tra Mister Noir ed Elena Fox, a cui ho aggiunto la descrizione del primo, reale, incontro tra me e Simona. Per il secondo sono stato stuzzicato da un particolare riguardante la riforma del calendario gregoriano. Il terzo l’ho scritto per ricordare una certa data palindroma, che era stata celebrata in grande stile dai mass media. Nel quarto, ambientato nell’Anno Europeo della Disabilità, tratto di un commercio illegale di organi le quali vittime sono proprio persone con disabilità. Con il quinto ho rivisitato il tema del sosia cattivo dell’eroe, mentre per il sesto mi sono voluto far ispirare da una serie di nomi palindromi, ambientandolo in un giorno particolarmente emozionante per me. Per scrivere il settimo ho trovato ispirazione nel bel film Tutta la vita davanti di Paolo Virzì. L’ottavo racconto è ambientato a Porto Azzurro ed è nato per rendere omaggio alla 10^ Regata dell’Amicizia, a cui avevo partecipato: ho costruito la parte thriller su un fatto storico e di cronaca poco conosciuto. Il nono è nato per soddisfare allo stesso tempo un desiderio di mia madre – che voleva che scrivessi un racconto sull’importanza dell’assenza di barriere architettoniche a Celle Ligure, dove infatti circolo da solo – e una richiesta di Giovanni Merlo, che voleva un’avventura di Mister Noir per il sito della LEDHA. Nel decimo, che originariamente avevo scritto per un numero di M-Rivista del mistero intitolato Zombie Party, ho ribaltato il concetto dei non-morti. Infine, l’undicesimo racconto di questa antologia è un thriller contro l’omertà di gruppo, basato sulla mia reale partecipazione al programma Tutti i colori del giallo di Luca Crovi e sul vero motivo per cui ci andai.
Qual è il racconto di Mister Noir al quale sei più affezionato?
Beh, è un po’ difficile dirlo: ogni racconto ha la sua storia e con vive con me per tutto il tempo della stesura. Però sono particolarmente orgoglioso di Testimonial di una profezia: ci tenevo a mostrare bene una bella realtà riguardante il mondo della disabilità e anche se la sua stesura mi ha fatto veramente impazzire, facendomi scrivere ben dodici versioni provvisorie, credo proprio di esserci riuscito.
Parliamo adesso di una grande novità: la sceneggiatura per Diabolik!
E’ un sogno che si avvera! Erano circa 25 anni che non scrivevo più sceneggiature di fumetti e mi sentivo un po’ arrugginito, ma ero convinto di potercela fare. Mi sono applicato a fondo: era un’occasione unica, che avevo coltivato a lungo, e certo non potevo sprecarla. Ho cominciato a leggere Diabolik da bambino, con mia sorella e ora, quando penso che nel 2022 uscirà il numero primaverile de Il grande Diabolik con una storia a fumetti sceneggiata da me, mi sembra veramente di sognare!
Quali sono i tuoi prossimi progetti autoriali?
Sto rivedendo un mio romanzo di racconti ancora inedito che vent’anni fa aveva avuto l’approvazione di Pinketts e ho iniziato un’opera autobiografica che sorprenderà tutti. Infine, spero di poter sfruttare al meglio ciò che ho appreso durante il corso per Cronisti di Quartiere organizzato dal mensile di informazione e cultura del Municipio 7 di Milano il diciotto per il progetto Quarta Parete, patrocinato dal Comune di Milano, che l’anno scorso mi ha visto tuo studente.
Che messaggio vuoi dare a tutti coloro che vorrebbero cimentarsi nella scrittura, ma non sanno da che parte iniziare?
Leggete attentamente romanzi e racconti per apprendere i diversi stili degli autori e scrivete tantissimo, possibilmente a orari fissi, prendendo nota dei commenti altrui sui vostri lavori. Non perdete neanche un’opportunità, fosse pure sul notiziario parrocchiale, e, se le opportunità non si presentano, andate voi a scovarle, senza mollare mai. E, infine, vi consiglio di trovare un circolo letterario frequentato da qualche scrittore che vi piace particolarmente e di inserirvi. Se fate queste tre cose e avete talento, i risultati, col tempo, arrivano.
Ringraziamo Sergio Rilletti per la sua disponibilità e ci auguriamo che la sua forza di volontà possa essere un esempio percoloro che, giustificandosi con un frettoloso “non ce la faccio”, troppo spesso si arrendono alla prima difficoltà, ma anche per tutti gli autori che hanno un sogno nel cassetto e puntano a diventare degli scrittori felici e orgogliosi del proprio lavoro.
Valentina Geminiani