Se i teatri sono chiusi e la tua professione non la puoi svolgere nei luoghi in cui sei abituato a essere, in qualche modo devi uscirne, pur restando confinato nel piccolo spazio della tua casa o poco più. Matteo Macchioni di professione fa il cantante d’opera, ma è anche diplomato in pianoforte (e iscritto alla Siae quasi da vent’anni), così non potendo calcare i palchi dei teatri italiani e internazionali, ha deciso di incidere un pezzo pop (“Quel grande albero”) e di girare un video, mettendolo online sulla sua pagina youtube. Così la nostra curiosità si è attivata e abbiamo cercato di capirne di più.
Raccontaci cos’è “Quel grande albero” e perché un cantante lirico ha deciso di scrivere, registrare e pubblicare un brano pop?
Complice questo lockdown e questo periodo di chiusura, ho deciso di non abdicare a quella che è la creatività, quindi non potendo fare la mia professione per le chiusure, e componendo musica da quando ero adolescente, ho deciso di scrivere una canzone. Ed essendo costretto a casa ho potuto guardare indietro, andare nei ricordi di infanzia e girando nella mia città Sassuolo, rivedendo quei luoghi che frequentavo da bambino, trovandoli molto cambiati, e questo mi ha lasciato un sentimento di profondo dolore e nostalgia. Dove c’erano tanti prati e un albero enorme, ora ci sono dei muri e del cemento. Quindi ho sentito proprio il bisogno di scrivere qualcosa per dare un messaggio. Quindi in una notte insonne, dove pensavo alla mia infanzia e a una persona cara, scomparsa da tanti anni, con cui mi incontravo a chiacchierare sotto quel grande albero, mi sono messo al pianoforte e ho composto questa canzone. Poi mi sono detto perché non condividerla gratuitamente con le persone, senza pensare di farlo diventare un progetto discografico, ma solo per dare un messaggio in parte ecologista e in parte legato alla mia infanzia e ai miei ricordi, e una speranza di poter sognare ancora, liberi nel futuro ma con una mentalità differente. Questa è stata la genesi.
Dopo la registrazione del brano hai deciso di girare anche un videoclip…
Sì, mi sono improvvisato un po’ regista e sono stato molto fortunato perché un caro amico, uno storico videomaker, con molti anni di esperienza in giro per il mondo, mi ha dato una mano. Lui era in possesso di una media library di vecchie immagini di Sassuolo, in cui si può vedere anche il grande albero. A questo ho abbinato delle immagini girate da me sulla mia auto in giro per la città e altri luoghi che frequentavo da bambino.
Nella tua carriera di cantante dove si colloca questo tuo nuovo progetto? È un diversivo dalla lirica oppure un primo passo verso altri generi?
No è semplicemente un condividere una mia passione che mi è sempre rimasta, cioè quella di fare delle composizioni, che spesso sono per pianoforte e rimangono nel mio cassetto. Per me la musica è un amore vasto. In ogni modo il mio mestiere rimane quello di cantante d’opera e non appena potremo mettere il naso fuori di casa tornerò a fare quello che ho sempre fatto.
Nella tua carriera hai interpretato molti ruoli sui palcoscenici lirici. Hai cantato opere di Donizetti, Rossini, Mozart, Britten, Leoncavallo, Verdi, dove ti trovi più a tuo agio?
Il mio pane quotidiano è soprattutto Rossini, ma anche Mozart; perché sono un tenore lirico leggero, quindi il repertorio di elezione è quello rossiniano e mozartiano. Utilizzando un termine anglofono potrei dire che è il mio core business. Adesso sto cercando di aprirmi vocalmente, anche perché la mia voce con il passare del tempo sta diventando un po’ più “rotonda” e “brunita”, quindi ci sono alcuni ruoli che sto studiando. Per esempio in queste settimane mi sto dedicando molto al ruolo di Fenton del Falstaff di Giuseppe Verdi; un ruolo che può essere adatto alla mia vocalità. E c’è un altro personaggio che io adoro tantissimo, che ho studiato tanti anni fa ma che però non ho potuto fare in teatro, ed è il Rinuccio dal Gianni Schicchi di Giacomo Puccini.
Concedimi la curiosità. Il pubblico televisivo, e soprattutto quello giovane, ti ha conosciuto per la tua partecipazione a “Amici di Maria De Filippi”. Cosa ti ha spinto ad andarci e cosa ti è rimasto di quell’esperienza ora che sono passati 10 anni?
È una domanda che mi è stata fatta parecchie volte, ma rispondo sempre molto volentieri. Bisogna dire prima di tutto che 10 anni fa io non ero un cantante lirico. Io mi ero appena laureato in pianoforte, avevo appena preso la laurea nel biennio specialistico in alta formazione artistica musicale, che è qualcosa di più del vecchio diploma in Conservatorio: Questo nel 2007, poi nel 2009 la trasmissione apriva ai cantanti lirici, e la mia passione che allora era per il canto orientato a qualsiasi genere musicale, mi ha portato ad andare con la genuinità e la spensieratezza di uno che vuole fare un’esperienza. E devo dire che mi ha portato fortuna, perché lì mi è stato messo a disposizione Sergio La Stella, direttore d’orchestra e che penso sia ancora Maestro di spartito all’Opera di Roma; tutti i giorni studiavo con lui. Diciamo che mi sono messo a studiare seriamente lì, anche se le telecamere non hanno ripreso molto di questo lavoro. L’Elisir d’amore l’ho preparato lì, pur essendo in quel periodo ancora vocalmente un po’ “vergine”. Comunque in quel contesto mi vide Daniel Oren e mi volle a Salerno nel 2010 per tre serate di gala di Elisir. Quello fu il mio debutto che ricordo come un salto nel buio e un’emozione unica. Poi mi sono messo a studiare per tre anni e nel 2014 ebbi la possibilità di entrare nell’Ensemble Opera Studio del Teatro Carlo Felice di Genova, poi sono passato all’Accademia Rossiniana a Pesaro che mi ha aperto al mondo di Rossini. E da lì è partita la mia carriera.
Amici è stato un luogo dove ho potuto sperimentare diversi generi musicali, per esigenza di trasmissione, ma anche divertirmi e studiare.
Quando si ritornerà nei teatri, quali sono i tuoi progetti e c’è un sogno nel cassetto?
Il sogno fino al marzo del 2020 l’ho vissuto su me stesso, quindi vorrei tornare a fare quello che stavo facendo. Il blocco ha provocato una serie di cancellazioni e rinvii di esibizioni che verranno riprese. Poi c’è in programma il mio debutto in Estremo Oriente, tornare in Nord Europa, ma anche in Italia già in estate con alcuni concerto open air, perché sarà sicuramente il primo sbocco per la ripresa. Il calendario è già pieno, avendo sempre presente la variabile covid. Se parliamo di sogni: riprendere quello che ho sempre fatto e che mi appaga e mi dà tanta soddisfazione. Poi se ritorniamo al Quel grande albero quella è stata una grande voglia di condividere un pezzo la mia creatività anche in un momento dove la creatività sarebbe morta. E questa passione che ho per lo scrivere l’avrò sempre, è un amore vasto perché la musica non può avere troppi steccati.
Riccardo Santangelo
Fotografie : ©Stefano Muzzarelli













