Tra le molte rivoluzioni che il XX secolo ha promosso quella della trasversalità dei generi musicali è sicuramente la più riconoscibile. Non esiste ormai una composizione che non abbia fatto i conti con vari stilemi, e certamente il jazz è stato un incursore che ha contaminato varie categorie. Il sassofonista e flautista statunitense Charles Lloyd è certamente uno dei protagonisti di questo aspetto, e l’ha dimostrato nella sua lunghissima carriera, che copre più di sei decenni, e a 83 anni compiuti lo ribadisce nel suo nuovo disco dal titolo Tone Poem (Blue Note / Universal).
L’inizio tra blues e jazz
Nato a Memphis (Tennessee) nel 1938, ha iniziato a collaborare nell’ambito del blues suonando con artisti come Howlin ’Wolf e B. B. King. Trasferitosi a Los Angeles per studiare si accosta al jazz collaborando, tra gli altri, con Ornette Coleman, Eric Dolphy, Charlie Haden, Billy Higgins. Solo nel 1965 ebbe modo di formare il suo primo quartetto, in cui militava un giovane pianista di nome Keith Jarrett, insieme al batterista Jack DeJohnette e al bassista Cecil McBee: i primi due, anni dopo, saranno i protagonisti (insieme a Gary Peacock) di uno dei trii jazz più apprezzati.
Gli anni del rock e quelli del ritiro
Con il suo quartetto Lloyd in quegli anni ha calcato molti palchi anche nell’ambito del mondo del rock; questa versatilità musicale fece in modo che il sassofonista iniziò a collaborare (in studio e dal vivo) con gruppi rock quali Beach Boys, Grateful Dead e The Doors.
Negli anni ’70 decise di ritirarsi andando a vivere lontano dalla città, nella regione di Big Sur (California), solo in rare occasioni collaborò con poeti e scrittori come Lawrence Ferlinghetti. Fece un breve ritorno sulle scene all’inizio degli anni ’80 affiancando all’inizio della carriera il giovane pianista francese Michel Petrucciani, per poi scomparire di nuovo fino al 1989.
Il ritorno: gli anni ECM e Blue Note
In quell’anno Lloyd decise di accasarsi con l’etichetta tedesca ECM e con essa pubblica 16 dischi in 25 anni, collaborando con molti musicisti e formando un nuovo quartetto con Jason Moran, Reuben Rogers ed Eric Harland. L’arrivo alla Blue Note del produttore Don Was e la voglia di sperimentare altre “strade” lo convinsero a cambiare casa discografica e ad intensificare la sua produzione. Gli ultimi suoi dischi lo vedono affiancato dai Marvels, un gruppo di musicisti di eccezionale valore: Bill Frisell (chitarre), Greg Leisz (pedal steel), Reuben Rogers (contrabbasso), Eric Harland (batteria).
Il nuovo disco: Tone Poem
Ed è proprio con questa formazione che Lloyd pubblica il suo nuovo lavoro in cui, come è stata consuetudine nella sua produzione passata, intreccia vari generi: jazz, blues, americana, country e rock. Il risultato è un disco che non perde mai di intensità, proprio perché le scelte stilistiche di Lloyd sono ben bilanciate, mai sconfinano in tecnicismi esasperati, creando un amalgama tra i musicisti dove ognuno non prevarica l’altro.
Lloyd nel disco ha scelto di includere brani suoi ma anche pezzi di Ornette Coleman, Thelonious Monk, Leonard Cohen , Gabor Szabo e Bola de Nieve. L’album si apre con due composizioni di Coleman legate al free jazz (Peace e Ramblin’), affrontate in modo soft, senza virtuosismi eccessivi. Con Anthem si omaggia Leonard Cohen, e lo si fa nel migliore dei modi: superbo è lo scorrere della melodia, dove l’interpretazione del quintetto si accosta con leggerezza al brano originale. Fanno seguito due composizioni di Lloyd (Dismal Swamp e Tone Poem), la prima suonata al flauto traverso e l’altra come sempre al sax. L’interpretazione di Monk’s Mood è molto rispettosa, con il sax che accompagna le due chitarre di Frisell e Leisz. I due brani successivi, Ay Amor ( di Villa Fernandez Ignacio Jacinto alias Bola de Nieve) e Lady Gabor (di Gabor Szabo) ci portano in atmosfere più malinconiche, quasi da sala da ballo mitteleuropea, dove il quintetto si lascia trascinare dalle melodie, con sax, flauto e chitarre a “danzare”. Il disco si chiude con un brano di Lloyd (Prayer) in cui il sassofono prende un registro “triste” portandosi dietro il contrabbasso di Reuben Rogers, proiettato verso le note gravi.
Tone Poem è un disco che ha il pregio di poter essere apprezzato da molti “palati”, dove si incontrano cinque musicisti di estremo valore, e hanno modo di esprimersi al meglio delle proprie capacità, sotto la guida, mai invadente, di un “artigiano” del suono, affiancato alla produzione dalla moglie Dorothy Darr.
Riccardo Santangelo
Fotografie : ©Dorothy Darr























