In attesa della riapertura dei musei, la GAMeC di Bergamo annuncia la prima retrospettiva italiana dedicata a Regina Cassolo Bracchi, in arte Regina (21 maggio 1894 – 14 settembre 1974), una delle figure più affascinanti, innovative e ancora oggi meno note del panorama artistico europeo del Novecento.
L’esposizione sarà allestita per l’inizio del mese di aprile e pronta ad aprire al pubblico in totale sicurezza non appena le disposizioni governative lo consentiranno.
La mostra
La mostra è stata curata da Chiara Gatti e Lorenzo Giusti e nasce dall’acquisizione da parte della GAMeC e del Centre Pompidou di Parigi di un importante numero di opere dell’artista. A sostenere il progetto, che ricordiamo avere l’allestimento a cura del designer Francesco Faccin, vi è Santini Maglificio Sportivo.
Le Centre Pompidou, dedicherà in futuro uno spazio a Regina, all’interno del progetto espositivo Women in Abstraction: Another History of Abstraction in the 20th Century, a cura di Christine Macel e Karolina Lewandowska (visitabile se le misure anticovid lo permetteranno, dal 5 maggio al 6 settembre 2021).
Completa la mostra bergamasca una monografia, pubblicata da GAMeC Books ed Éditions du Centre Pompidou, con saggi esplicativi di Christine Macel, Lorenzo Giusti, Chiara Gatti, Paolo Campiglio e Paolo Sacchini, con il concept grafico di Leonardo Sonnoli e con il progetto fotografico di Delfino Sisto Legnani.
Regina Cassolo Bracchi
Regina Cassolo Bracchi (Mede 1984 – Milano 1974), originaria di Mede Lomellina, figlia di un macellaio e purtroppo orfana già in giovane età, è stata la prima donna dell’avanguardia italiana a dedicarsi interamente alla scultura, di cui ha riletto i linguaggi in direzione audace e sperimentale.
Utilizzò, infatti la ricerca accademica e naturalistica per plasmare al meglio materiali alternativi per l’epoca, quali alluminio, filo di ferro, latta, stagno e carta vetrata.
L’artista si avvicinò poi al Futurismo, firmando nel 1934 il Manifesto tecnico dell’aeroplastica futurista e poi i successivi manifesti del MAC, il Movimento arte concreta (1948), grazie a Bruno Munari.
Le opere e la sua arte
Gli anni di adesione al Futurismo, durante i quali Regina Cassolo Bracchi partecipò a tutte le Biennali di Venezia e alle Quadriennali romane, sono caratterizzati da opere in cui memorie di un mondo meccanico alla Depero, che è stato un pittore, scultore, designer, illustratore, scenografo e costumista italiano, firmatario del manifesto dell’aeropittura e rappresentante del cosiddetto “secondo futurismo”, si mescolano con le compenetrazioni spaziali di Archipenko, uno scultore ucraino profondamente influenzato dal cubismo, e dove l’alluminio piegato libera le forme dai vincoli dei volumi della scultura tradizionale.
La stagione, invece, legata al MAC, la portò a dedicarsi soprattutto a forme e suggestioni spaziali, realizzati con cerchi, ellissi, giochi di triangoli o losanghe issati con grazia ed equilibrio in composizioni mobili, vibranti, spesso realizzate in Plexiglas.
Nello stesso periodo prese molta ispirazione dalla corsa alla Luna, soprattutto in opere presentati traiettorie di segni nel vuoto, combinazione ideale fra le linee-forza di matrice futurista e lo spazialismo di Fontana, pittore, ceramista e scultore italiano, argentino di nascita, fondatore del movimento spazialista.
Laura Galasso
Fotografie : ©DSL Studio























