Dall’alto dei suoi 100 milioni e passa di dischi venduti in tutto il mondo Sting può permettersi quello che vuole. Anche di confezionare un disco di duetti con alcune delle più riuscite collaborazioni nella sua carriera post Police fors’anche solo per muovere il mercato del disco in attesa tanto di tornare sul palco sia di offrire un nuovo album di inediti.
Non che Duets, appunto il titolo della raccolta, non goda anche di un profilo artistico. Anzi. Come è stato sottolineato altrove, pavarottizarsi o franksinatrazzarsi non è mica un reato. La strada è lì per essere calpestata e appartiene a tutti e se per quel sentiero ci sono passati The Voice e Big Luciano non si vede perché anche un artista poliedrico come Sting non possa lasciarvi le sue tracce.
Friends
La tracklist premia l’operazione. Riascoltiamo Desert Rose, cantata insieme al cantante algerino Cheb Mami, Stolen Car in cui duetta con la francese Mylène Farmer, Little Something in cui il microfono è condiviso con la cantautrice Melody Gardo.
Per chi ama i grandi nomi (ma solo per celebrità raggiunta, non per valore in sé), ecco Eric Clapton (la toccante It’s Probably Me del 1992), Annie Lennox (coinvolgente la rilettura di We’ll Be Together), Herbie Hancock (My Funny Valentine), Mary J. Blige (Whenever I Say Your Name) e Zucchero (l’inedito September).
Registrazioni di grande effetto, mai però quanto, almeno per chi scrive, quella realizzata con Charles Aznavour, grazie a L’Amour C’est Comme Un Jour, brano scritto dal totem della canzone francese (ma armeno di radici) e pubblicato poco più di una decina di anni fa in un disco di Aznavour mica per caso intitolato Duos.
Tre inediti
In fin dei conti anche questo può essere il modo per delineare un profilo di Mr. Gordon Matthew Thomas Sumner che, settant’anni quest’anno, ha spaziato per mari e monti dopo aver intapreso la carriera da solista. D’accordo i suoi (tanti) hit con cui potrebbe coprire almeno un’antologia personale tripla, ma forse coprire un arco di tempo artistico attraverso gli interventi di amici con cui ha condiviso sale di registrazione e palchi è un modo più brillante per fornire una sintesi della propria carriera.
Per senso di completezza, da non celare la notizia che tre brani (uno per l’appunto quello con Zucchero e i due con Shaggy) sono inediti. E dato che sono cinque anni che Sting non presenta un album di composizioni nuove, chissà che questo possa essere interpretato anche come antipasto per il futuro e non solo come quadro del passato.
Giganti della musica
Standard o novità, Sting dimostra di stare al meglio con tutto. Basta che si tratti musica genuina, come dimostrano i duetti con il soul man Sam Moore in None Of Us Are Free e la (già citata) storica My Funny Valentine con il gigante Hancock. Non è soltanto il caso di valutare come le voci si autogovernano disciplinandosi nei tempi d’entrata e nel loro fading, ma il gusto con cui si colorano i pezzi. E Sting, vi piaccia o no, è un uomo che sul bel gusto ha fondato la sua estetica artistica.
Corrado Ori Tanzi