Questo 76° anniversario della liberazione, non è un 25 aprile come tutti gli altri sarebbe decisamente troppo banale. Ormai, da quasi due anni, lo si dice di qualunque festa o celebrazione.

  Senza dubbio, è più costruttivo cogliere l’occasione per una profonda riflessione su quello che sta accadendo intorno a noi e su quello che ci prospetta il futuro. Magari cercando ispirazione e riferimenti in quello che successe in quella primavera del 1945 e in quello che è venuto dopo.

La diversità tra il periodo odierno e la seconda guerra mondiale

Io non appartengo alla schiera di quelli che vogliono trovare delle similitudini tra i tragici eventi della  seconda guerra mondiale e della guerra civile che seguì e la pandemia che stiamo affrontando. Ritengo, anzi,  che le due vicende siano molto diverse. Le condizioni del nostro Paese alla fine della guerra erano decisamente peggiori di quelle in cui si trova adesso. Se adesso la nostra economia è fortemente in crisi all’epoca non esisteva praticamente più. Oggi vi sono gravi problemi provocati dal lockdown ma, all’epoca, non esisteva quasi più nulla. Buona parte del tessuto industriale era completamente distrutto. Molte fabbriche e le città stesse avevano subito gravi danni a causa dei bombardamenti. Molte erano state depredate dei macchinari e delle materie prime essenziali alla produzione. Le infrastrutture del Paese: ferrovie, strade, linee elettriche praticamente non esistevano più.

Riflettendoci la situazione era decisamente peggiore di quella che oggi.

La differenza di tempra

Purtroppo quello che rende questo momento tragico è la differenza tra la tempra e le capacità di quegli uomini che avevano affrontato la guerra, la resistenza e che poi,  hanno saputo, in pochissimi anni, ricostruire l’Italia e portarla all’ormai mitico “boom economico”. Creando una prosperità economica che non ha eguali nella nostra storia.

Le persone che hanno fatto il 25 Aprile

Motivo per cui voglio scrivere di questo 25 aprile, non parlando degli eventi, ma parlando delle persone. Raccontando alcune  storie di persone che, a tutti i livelli, hanno fatto grande l’Italia e gettato le basi della nostra Democrazia. Nella speranza che, riflettendo su quello che sono stati e quello che hanno saputo fare.  Raffrontandolo con quello che siamo e stiamo facendo noi oggi, possiamo comprendere che dobbiamo veramente cogliere l’occasione per un serio cambiamento sociale, economico e politico. Così come avvenne 76 anni fa. Altrimenti tutto quello che è accaduto, che si è detto e scritto nel corso di questa pandemia non sarà servito a nulla.

Enrico Mattei

Come abbiamo detto in quella primavera del 1945 il nostro tessuto economico non esisteva praticamente più eppure non si contano il numero di imprenditori che partendo da zero o ripartendo dalle macerie diedero vita a importanti realtà industriali così come a quelle innumerevoli piccole e medie aziende che , ancora oggi, rappresentano l’ossatura della nostra economia.

Primo fra tutti vi è Enrico Mattei, che dopo aver combattuto la guerra di liberazione nelle file dei partigiani cattolici, prese in mano una struttura statale, l’AGIP, praticamente inesistente, svuotata di ogni bene dalle ruberie e dalla mal gestione dei funzionari fascisti. Infatti l’incarico che il Governo De Gasperi diede a Mattei era quello di liquidarla. Ma egli ci vide ancora delle potenzialità e, in pochi anni, trasformò quel rovinoso “carrozzone di stato” in uno dei più importanti gruppi petrolchimici del mondo. Lottando con ogni mezzo per portare ricchezza e benessere all’Italia e per far sì che il nostro Paese avesse un peso nell’economia mondiale.  

Giovanni Borghi ed Enrico Piaggio

Oppure Giovanni Borghi un operaio che dopo la guerra partendo dal nulla creò la IGNIS. Enrico Piaggio che da quello che rimaneva di una grande azienda aereonautica riuscì a ricostruire l’azienda creando, con l’aiuto dell’ing. Corradino D’Ascanio,  una vera icona del design e della produzione meccanica italiana come la Vespa.  

Ma l’elenco dei grandi imprenditori che hanno fatto rinascere l’Italia dopo il 25 aprile è lunghissimo. 

Le riflessioni che ci ispira il 25 Aprile

Questo è una di quelle cose su cui questo 25 aprile dovrebbe farci riflettere. Su come questi uomini, con ingegno e tenacia, e grazie anche ai sacrifici e alle capacità delle loro maestranze sono riusciti a costruire tutto quello che noi, oggi, stiamo svendendo per non dire regalando alle società straniere.

Due uomini, antifascisti della prima ora, che combatterono nelle file dei partigiani cattolici.  Uomini politici con una grande statura morale e capacità politiche: Attilio Piccioni e Carlo Donat Cattin.

Attilio Piccioni

Attilio Piccioni,  stabilitosi a Firenze nel 1939, vi guidò la fondazione clandestina della Democrazia cristiana e ne divenne rappresentante nel Comitato toscano di liberazione nazionale. Dopo la liberazione di Firenze iniziò la sua ascesa al vertice del Partito: cooptato come consigliere nazionale l’11 settembre 1944, subentrò il 3 marzo 1945 in direzione e il 27 giugno 1945 assunse l’incarico di vicesegretario politico. Segretario del gruppo democristiano alla Consulta nazionale, il 2 giugno 1946 fu eletto all’Assemblea Costituente, entrando a far parte della Commissione dei 75 e della seconda Sottocommissione per l’ordinamento dello Stato.

Successivamente Piccioni, fedelissimo di De Gasperi assunse numerosi incarichi di governo. Nella primavera del 1953 egli era Ministro degli Esteri e vice Presidente del Consiglio. Quando, Sabato 11 aprile 1953, giorno della vigilia di Pasqua, sulla spiaggia di Torvaianica,  venne rinvenuto il corpo senza vita della ventunenne romana Wilma Montesi, scomparsa il 9 aprile precedente.

Wilma Montesi

Dopo le prime, inconcludenti, indagini la magistratura, indagò come sospettato del delitto il figlio del Ministro,  Piero Piccioni, musicista jazz. Naturalmente la stampa avversa alla parte politica di Piccioni montò il caso, creando lo scandalo. Tanto che questo viene considerato il primo caso mediatico della cronaca nera italiana. Attilio Piccioni, da politico serio e corretto, si dimise da tutti gli incarichi. Naturalmente ne lui ne i compagni di partito non spesero una parola a favore di Piero. Successivamente il musicista venne assolto grazie alla testimonianza della compagna, l’attrice Alida Valli, che, la notte del delitto, lo collocava in un luogo molto lontano da quello del delitto.  

L’ incontro tra Anacleto Tenconi e Attilio Piccioni

Mio nonno, dirigente della Democrazia Cristiana, in un suo  libro racconta di aver incontrato per questioni politiche Attilio Piccioni, nei giorni della bufera, una settimana prima dell’apertura del processo. 

“Durante un pranzo con altri dirigenti del partito, sia pur con tutto il tatto del caso inevitabilmente si finì col fare accenno al caso giudiziario. Egli scrive di aver trovato l’ex Ministro in uno stato fisico e morale penoso e pietoso. Nella disamina delle possibilità di soluzione del processo il discorso si fece emozionante. Ad un certo punto, l’Onorevole Piccioni appoggiò i gomiti sul tavolo e diede sfogo alla sua pena, contenuta ma angosciosa, due lacrime scivolarono sul suo volto e scorsero liberamente senza essere trattenute. I convitati si trovarono in una situazione imbarazzante ed incresciosa. Condividevano l’angoscia dell’amico e non trovavano argomento per rasserenarlo.”

Carlo Donat Cattin

Una vicenda simile la visse Carlo Donat Cattin.  L’uomo politico aveva assisté  alla caduta del fascismo mentre si trovava di stanza a Montefiascone come ufficiale dei granatieri.  La sua partecipazione alla Resistenza avvenne nella zona del Canavese, essendo stato assunto alla Olivetti di Ivrea, prima come operaio e in seguito come insegnante di cultura generale presso il Centro formazione meccanici. I primi contatti con i protagonisti della Resistenza avvennero però nelle Langhe cuneesi. Dopo la nascita del primo figlio, Donat Cattin, si trasferì  a  Lessolo, dove divenne rappresentante nel Comitato di liberazione nazionale (CLN) della componente cattolica. Dopo la Liberazione fu direttore del settimanale Il Popolo Canavesano, prima di essere assunto, nell’ottobre 1945, come redattore de Il Popolo Nuovo, quotidiano democristiano diretto da Gioacchino Quarello.

Gli incarichi di Carlo Donat Cattin

  Carlo Donat Cattin come leader della sinistra democristiana iniziò a ricoprire incarichi di governo nel 1969. Quando,  dopo aver rifiutato l’incarico per la Sanità nel primo governo Rumor, venne poi incaricato di sostituire Giacomo Brodolini, prematuramente scomparso, al Ministero del Lavoro. Un dicastero importante in un periodo cruciale per la vita politica italiana: l’autunno caldo e i rinnovi contrattuali, la crisi tanto del principio della rappresentatività quanto degli strumenti di rappresentanza popolare, il fallimento del centro-sinistra e il ripiego del governo monocolore, l’esplosione della strategia della tensione con la strage di piazza Fontana il 12 dicembre 1969. Ciò nonostante egli seppe affrontare in modo egregio le difficoltà del momento.

Da novembre 1974 e fino al 1978, periodo in cui si susseguirono quattro governi guidati da Moro e Andreotti, Donat Cattin fu ministro dell’Industria, Commercio e Artigianato, incentrando la propria attività nell’approvazione del Piano energetico nazionale e nella promozione del disegno di legge sulla ristrutturazione industriale  che,  superando la dura opposizione di Confindustria, divenne legge nel 1977. 

La vicenda giudiziaria

L’ascesa di Donat Cattin fu bruscamente interrotta dalla vicenda del figlio Marco, scoperto affiliato al gruppo terroristico Prima Linea e arrestato il 20 dicembre 1980.

Marco Donat Cattin, responsabile anche dell’assassinio del magistrato Emilio Alessandrini, In seguito si dissociò dal terrorismo e morì in un incidente il 18 giugno 1988. 

Il destino politico di Donat Cattin ne rimase però segnato, in seguito alla vicenda, il 31 maggio 1980, diede le dimissioni da vicesegretario. Anche lui accettò il destino del figlio in silenzio. 

L’ incontro con Donat Cattin

Ho conosciuto ed incontrato Carlo Donat Cattin diverse volte, a Finale Ligure, sua città natale e buen ritiro,  negli ultimi anni della sua vita. Lo ricordo come una persona molto riservata ma cordiale,  dotato di una brillante intelligenza politica, con la quale era piacevole conversare. Anche lui profondamente toccato dalle vicende familiari.

Gli Intellettuali durante la resistenza

Ai giorni nostri chi fa comunicazione ricopre un ruolo importantissimo e, anche in questo campo, la resistenza non ci fa mancare personaggi con i quali confrontarsi. Tra i partigiani non mancarono certo i giornalisti e gli scrittori o futuri tali.

Intellettuali che seppero comunicare le notizie e raccontare gli eventi con lucidità, onestà e senza scendere a compromessi.  Persone come Beppe Fenoglio, Cesare Pavese, Giovannino Guareschi, Pier Paolo Pasolini, Enzo Biagi, Oriana Fallaci.

 Anche in questo caso l’elenco sarebbe lungo e le storie da raccontare molte ed affascinanti. 

In conclusione la riflessione è che sarà molto difficile trovare nuove strade e dare vita a veri cambiamenti dopo l’”uragano” Covid, perché se l’insieme degli eventi non è drammatico come lo era settantasei anni fa le persone sono diverse, noi tutti siamo diversi.

Alberto Tenconi

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