Il mattino del 27 aprile, si è tenuto un interessante panel, in streaming sia su Youtube sia sul Facebook ufficiale di Unipolis, in cui, a partire dalla piattaforma di rendicontazione digitale OpenReport, sviluppata in collaborazione con Refe, Fondazione Unipolis, si è sviluppato un tema dal titolo “il dilemma dell’impatto”.

Lo scopo ultimo era di ragionare, con esperte ed esperti di vari settori, sulle sfide che attendono il futuro: si è svolto infatti sotto forma di una tavola rotonda multistakeholder, anticipata da due keynote speech con l’intento di entrare più in profondità delle opportunità e dei rischi a cui la misurazione ci pone di fronte.

I relatori

Per i primi due keynote speach hanno relazionato Mario Calderini, Professore ordinario di Social Innovation School of Management, Politecnico di Milano e Carola Carazzone, Segretario Generale Assifero, Presidente DAFNE (Donors and Foundations Networks in Europe).

Invece, nella tavola rotonda vera e propria, che aveva come fulcro una governance ed una digitalizzazione partecipata, si sono susseguiti Stefano Cetti, Direttore Generale MM spa, Massimo Gattolin, Direttore Area Ambiente e Protezione Civile, Città Metropolitana di Venezia, Marisa Parmigiani, Direttrice Fondazione Unipolis ed Andrea Razeto, VP CSR & Sustainability Hitachi Rail con la moderazione di Cristiana Rogate, Presidente Refe e Vicepresidente Comitato Scientifico GBS.

L’evento

Marisa Parmigiani, Direttrice della Fondazione Unipolis, nell’introdurre l’evento ha parlato di terzo settore, della sfida dell’impatto e raccontato che una serie di relatori avrebbero parlato proprio di quello, sviscerandone gli aspetti.

Successivamente ha dato la parola a Mario Calderini, il Professore ordinario di Social Innovation School of Management, presso il Politecnico di Milano, il quale ha da subito colto la palla al balzo per discutere di quanto sia importante distinguere tra chi opera realmente per garantire un futuro più sostenibile e chi invece lavora, operando una sorta di greenwashing, per avere dati sfalsati, ma che gli permettono di ripulire la propria immagine ed attingere a fondi.

Le due opzioni

Si delineano, infatti, a suo parere due opzioni: la prima dove la sostenibilità deve essere trasformativa della società (un qualcosa di rivoluzionario e radicale, un approccio settario e capace di tenere fuori dalla porta chi non fa cose veramente sostenibili).

L’altra in cui la sostenibilità diventi, appunto, un qualcosa solo di facciata e che non eserciti nessuna capacità di trasformare in profondità i meccanismi con cui interagiamo con la società e con le risorse del pianeta.

Onde evitare il vincere dalla prima, che vede comunque molto in vantaggio, è bene non avere un approccio solo rendicontativo. 

Le fondazioni filantropiche

Nel discorso è stata poi lasciata intervenire Carola Carazzone, Segretario Generale Assifero, Presidente DAFNE (Donors and Foundations Networks in Europe), la quale ha raccontato di come le fondazioni filantropiche, dal 20 marzo abbiano lanciato anche una CALL to action in Italia per cambiare le modalità di finanziamento per renderle più flessibili e capaci di abbracciare le sfide delle organizzazioni del terzo settore, favorendo ovviamente le realtà in grado di occuparsi di sostenibilità e di ridurre il proprio impatto ambientale.

Parallelamente una cosa simile è stata fatta anche negli Stati Uniti. Il passaggio da una logica di controllo ad una di collaborazione è il modo migliore per dar modo di sviluppare gli strumenti che serviranno per il futuro.

La piattaforma OpenReport

Si è poi entrati nel merito della piattaforma OpenReport con l’intervento di Cristiana Rogate, la Presidente Refe e Vicepresidente Comitato Scientifico GBS.

La piattaforma, infatti, sembrerebbe aiutare nel rendersi conto per rendere conto. La strutturazione di obbiettivi chiari e condivisi diventa la centralità. L’importanza della governance responsabile e dell’impact management, risultano, poi una necessità. 

Laura Galasso

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Unipolis INVITO Il dilemma dell'impatto 27 04 21
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