Ci eravamo lasciati due anni fa con Three chords & the truth, album di preziosa musica spumeggiante. Poi c’è stata la pandemia e l’anima iraconda di Sir Van Morrison è esplosa.
A 75 anni, l’essere recluso negli spazi di una casa lo ha avvelenato al punto di esternare al pubblico dichiarazioni di scetticismo sulla matura del Covid-19 e sulle conseguenti decisioni dei governi di un coprifuoco generalizzato per combattere lo spargersi del virus.
Voce che non perde colpi
Dal lockdown è nato il nuovo Latest record project: Volume One, ventotto brani rabbiosi al limite della più esasperata sfrontataggine, che il suo carattere storicamente ruvido ha fatto esondare all’eccesso rasentando a volte il brontolio dell’uomo tutto pancia e viscere.
Sia chiaro, la musica c’è tutta. Nella scia della sua immensa carriera, blues, jazz, r&b, soul si scambiano le parti esaltate dalla voce che conosciamo, fatta di farina di puro grano duro, pasta corposa che dà calore alle composizioni.
Van the Man se la prende coi social; con la reclusione forzata che, suo dire, toglie la libertà di scelta al singolo; con la perdita dell’indipendenza del pensiero nei contemporanei, insomma col mondo intero.
La musica scorre
Eppure le canzoni di questo doppio cd (o triplo vinile) sono un susseguirsi di bellezza armonica, con i fiati al loro posto e il suo sax baritono che entra ed esce a dovere. Si va dalla frizzante Latest record project alla tirata Where all the rebels gone?, supportata dall’hammond di Paul Moran che s’inserisce tra i cori e le chitarre lanciate in corsa, dall’acustica (e toccante) Psychoanalyst’s Ball all’altrettanto appassionante ballata Tried to do the right thing.
Se solo avesse tenuto più a freno la sua proverbiale irascibilità pezzi come Why are you on Facebook? e Stop itching. Do something avrebbero brillato anche dal profilo lirico al pari di un’altezza sonora che al contrario è tutta da apprezzare.
Furia senza freni
Quel che colpisce, al di là di tutto, è la continua ottima ispirazione del musicista di Belfast. Negli ultimi sette anni ha sfornato altrettanti dischi, non tutti di livello ma tutti di sincera musica che ci permette di entrare meglio nel suo universo musicale.
Suoni comunque sempre vitali, spesso coinvolgenti. Ma, e sia scritto senza offesa per la sua espressività artistica, qui Van Morrison si è un po’ troppo lasciato trasportare da una furia iconoclastica che non ci porta a immaginare un suo segreto profilo punk. L’indignazione dei suoi versi sono invece più contigui alla paranoia personale, come se gli fosse stata sottratta la merenda o il bicchiere di vino da un suo coetaneo al tavolino del bar.
Elenco di lamenti
Cahiers de doléances usciti grezzi e non limati liricamente insomma, accompagnati da una scrittura musicale ricca, brillante, in gran parte dotata di un’espressività pungente.
Caro Sir Van, continui a far uscire la musica che c’è in lei, senza freni al suo flusso. Ma conti fino a undici quando si tratta di canzoni. Importuno consiglio peraltro non richiesto, lo riconosco. E per questo mi scuso.
Corrado Ori Tanzi
Fotografie : ©Getty Images