Il diritto alla salute è un valore costituzionale supremo, non c’è dubbio, perché si ricollega intrinsecamente all’integrità psicofisica della persona. Essendo un diritto di tutta la popolazione generale, non possono ovviamente essere escluse categorie di persone, per esempio i detenuti. La detenzione, lo sappiamo, è una restrizione della naturale condizione di libertà dell’uomo. Ma sebbene la stessa non consenta l’ordinario utilizzo dei servizi sanitari di cui fruiscono tutti i cittadini, l’intervento dello Stato deve essere finalizzato a garantire tutte quelle attività che consentano ai detenuti di fruire del diritto alla salute e, nei casi consentiti, anche dell’istruzione e del lavoro. E quando lo Stato ha il fiato corto, come in quest’anno e mezzo di pandemia da Covid-19, ben vengano i progetti sanitari a vantaggio dei detenuti promossi da enti culturali, associazioni benefiche o club internazionali di assistenza alle comunità del territorio. Come quello in corso di svolgimento fino al 28 maggio p.v., nella Casa circondariale di Milano Opera e nella Casa circondariale “Francesco Di Cataldo” di Milano San Vittore, dove vengono effettuati screening oculistici e diabetologici a circa 200 persone detenute. Un progetto organizzato dal Club Rotary Milano Arco della Pace, in collaborazione con Vision+ Onlus, Unione nazionale medico scientifica di informazione |UNAMSI|, Croce Rossa Italiana |CRI| e con il sostegno non condizionante di Siemens Healthineers.
La presenza attiva del Rotary milanese sul territorio
«Ho accolto con grande piacere la proposta del RC Milano Arco della Pace di realizzare screening sanitari all’interno del carcere», esordisce Giacinto Siciliano, direttore della Casa circondariale “Francesco Di Cataldo” San Vittore di Milano. «San Vittore è una realtà carceraria particolare, con una storia e una tradizione non comuni. Inoltre, è situata nel centro della città di Milano, pertanto avere la possibilità di lavorare a stretto contatto con una realtà associazionistica come il Rotary, che si caratterizza per la presenza sul territorio, rappresenta un esempio virtuoso di collaborazione».
Insomma, un bel segnale di apertura che si inserisce perfettamente in questo contesto, in un periodo che per necessità e in pieno stato di emergenza il carcere si è trovato ad affrontare un anno fa quando è scoppiata la pandemia.
Hub Covid di riferimento per le carceri di Milano
«Abbiamo risolto in corsa problematiche complicatissime – continua Siciliano – scoprendo capacità di risposta e di adeguamento inimmaginabili e sviluppando un sistema e un know how, che ci ha prima consentito di diventare “Hub Covid” di riferimento per le realtà carcerarie del territorio milanese, e ora di gestire in modo eccellente anche le coperture vaccinali. Oggi, dopo l’emergenza cominciamo finalmente a riprenderci cura delle persone anche sui fronti diversi dal Covid e a ridare tutela alla salute in tutti i suoi aspetti.
Uno Stato che funziona, vien da dire, stimola altre realtà ad avvicinarsi al carcere per offrire collaborazione e supporto o, come nel caso del Rotary, ad intensificare e ad aumentare il proprio focus su questa realtà. E gli screening sanitari in partenza oggi ne sono bene o male la conferma.
Lo screening sanitario come percorso rieducativo
«Siamo lieti di realizzare congiuntamente questa iniziativa per due motivi», afferma Ruggero Giuliani, coordinatore sanitario della Casa circondariale San Vittore. «Poter offrire degli screening alla popolazione del carcere, che spesso anche fuori dal carcere per la sua tipologia ha scarso accesso alle cure e ha scarsa consapevolezza della malattia».
Lo screening diventa così un percorso rieducativo, che inizia con il prendersi cura della propria persona, risultando quindi importante per chi, generalmente, ha meno accessi ai servizi di cura. «Il secondo punto è l’apertura del carcere nel post Covid-19. Quindi un segnale di apertura verso l’esterno, che oggi è possibile fare perché si sono raggiunte delle coperture vaccinali molto elevate all’interno del carcere».
Una propensione per l’aiuto agli ultimi e ai dimenticati
«I rotariani agiscono in vari ambiti, tra cui quello sanitario, ed è proprio in questo ambito che il RC Milano Arco della Pace ha declinato buona parte delle proprie attività durante il corrente anno rotariano», spiega Andrea Paoletti, presidente A.R. 2020-21 Rotary Club Milano Arco della Pace. «Il Club si è contraddistinto per avere, nel tempo, dedicato parte importante delle proprie energie nei confronti di categorie per lo più “dimenticate”, e anche per questo ha allacciato e consolidato relazioni con gli istituti carcerari milanesi di Milano Opera e Milano San Vittore. Da qui e in un’ottica di supporto alla Direzione amministrativa e sanitaria delle carceri, nasce il progetto “Liberi di Vedere”, d’intesa con l’associazione rotariana Vision+ Onlus”.
«Il settore sanitario – aggiunge Massimo Gasparini, segretario Rotary Club Milano Arco della Pace e referente del progetto – già per se stesso molto delicato, trova un ulteriore grado di difficoltà all’interno di una strutture carceraria. Si è quindi focalizzata l’attenzione su un tema delicato e complesso come quello oculistico, decidendo di intervenire con uno screening. Un campo, quello oculistico, che presenta grandi criticità giacché non sempre è presente la figura dello specialista e dove l’azione del Club potrà portare un aiuto concreto».
Ai problemi della visione oculare pensa Vision+ Onlus
In questo progetto “Liberi di Vedere”, il Club è affiancato dall’associazione rotariana Vision+ Onlus che metterà a disposizione oculisti ed ortottisti, nonché attrezzature e strumenti di ultima generazione con i quali saranno valutati, in particolare, parametri relativi alla pressione oculare e alla misurazione della refrazione oggettiva. Tutta l’attività preparatoria e organizzativa è stata gestita dai soci del RC Milano Arco della Pace, così come l’intera campagna di comunicazione è stata progettata e condotta dai soci del Club d’intesa con Vision+ Onlus. Inoltre, i soci rotariani entreranno fisicamente in carcere per apportare il proprio supporto in tutte le attività di raccordo tra il personale medico e quello amministrativo. Quanto alla sostenibilità del progetto, lo screening operato a cura del personale di Vision+ Onlus, permetterà in futuro di evidenziare con maggiore accuratezza le problematiche visive della popolazione carceraria.
«Da circa 16 anni Vision+ Onlus si occupa di prevenzione e di problematiche legate alla disabilità visiva», sottolinea Demetrio Spinelli, presidente Vision+ Onlus. «Per questo siamo lieti di partecipare a questa iniziativa con lo specifico animus rotariano che ci contraddistingue. La prevenzione è per noi un diritto al cittadino, il quale anche se in una condizione “ristretta” deve poter avere accesso alla cura».
I giornalisti scientifici impegnati nel settore della salute
Anche UNAMSI, a detta del suo presidente dottor Franco Marchetti, è felice di partecipare a questo interessante progetto sanitario a favore della popolazione carceraria, elaborato dal Rotary Arco della Pace di Milano insieme all’associazione Vision+ Onlus, e in collaborazione con Croce Rossa Italiana e Siemens Healthineers. Un’niziativa, quella di fare uno screening oftalmico e diabetologico a 200 detenuti delle carceri di Opera e di San Vittore, che rientra perfettamente nel DNA dell’associazione di giornalisti impegnati nel settore salute, sanità e ricerca, ma con un occhio particolare anche verso il sociale.
Giorgio Cavazzini