Forse quando dobbiamo farli, non ci rendiamo conto di quanto sono fondamentali gli esercizi per affinarci e arrivare al massimo del risultato. Gli esercizi sono fondamentali per poter acquisire dimestichezza con le materie scientifiche, per arrivare a un traguardo sportivo e a battere un record, a saper suonare uno strumento, tanto da essere considerato il migliore. Anche il talento e la predisposizione aiutano, ma gli esercizi sono la base. E sono proprio loro, insieme alla passione condivisa per la musica, a legare la figura di Domenico Scarlatti e Maria Bárbara di Braganza, figlia del re del Portogallo e futura regina di Spagna, avendo sposato a Ferdinando di Borbone. A legarli in questo romanzo, frutto di ricerche, ma anche di fantasia.
Tutto inizia da qui
Il compositore italiano arrivò nell’estate del 1720 a Lisbona, chiamato per dare lezioni di musica all’infanta, la figlia di re João V, bambina mal considerata a corte perché ritenuta brutta, sgraziata, poco regale; ma che al contempo trova conforto nell’esecuzione musicale e nella danza. Da qui inizia la storia narrata nel libro Il maestro e l’infanta di Alberto Riva, scrittore e giornalista (lo potete leggere ogni settimana sul “Il Venerdì” di “La Repubblica”), attento conoscitore della storia della musica, del mondo brasiliano (nazione dove ha vissuto per diversi anni) e del jazz.
Due animi diversi
Riva in questo delicato romanzo ci presenta due mondi che si incontrano, e si accompagnano per tutta la vita (pur vivendo esistenze diverse) su un terreno comune: quello della musica. Attraverso gli Esercizi per clavicembalo (divenuti poi Sonate) che Scarlatti scrive per Maria Bárbara, quest’ultima riesce a trovare forza e considerazione della condizione di predestinata al trono. Mentre l’animo tormentato del maestro vaga sempre più alla ricerca di una perfezione compositiva, che trovava nei suoi predecessori e contemporanei, ma non nella sua arte. Maria Bárbara che da prima viene “salvata” da Scarlatti, nel corso del romanzo diviene la sua salvatrice, e la nostra. Infatti grazie a lei sono arrivate a noi 555 Sonate composte dal genio italiano.
In un passaggio del libro è la stessa Maria Bárbara, a colloquio con Carlo Boschi (meglio noto come Farinelli, e anche lui personaggio cardine nel libro) a descriverci l’importanza e la grandezza del maestro: «Scarlatti non mischia gli stili. Si serve degli stili per accostare stati d’animo del tutto contrastanti, ovvero la verità interiore. E nessuno lo ha mai fatto prima. O quantomeno nessuno lo ha fatto con la sua esattezza».
Riccardo Santangelo