L’equivoco può sicuramente sorgere, soprattutto pensando a quanto ormai sono necessari gli sponsor per poter organizzare e realizzare gli eventi culturali. Per cui spaziamolo subito via: il Marlboro Music Festival non si chiama così perché finanziato dal marchio di sigarette, ma prende il nome dalla cittadina nel Vermont, sede di una scuola di musica e dove si svolge il festival.
Una storia d’altri tempi
La nascita di questo progetto lo si deve a cinque rifugiati dall’Europa nazista. Negli anni del secondo conflitto mondiale Rudolf Serkin (pianista), Adolf Busch (violinista, direttore d’orchestra e compositore), insieme ai fratelli francesi Moyse (Marcel, Louis, Blanche, anche loro musicisti) scapparono negli Stati Uniti. Nel 1951 nella piccola cittadina di Marlboro questo gruppo di amici fu chiamato a fondare una rassegna (e una scuola) che potesse diventare unica nel suo genere. Fin da subito questo obiettivo fu raggiunto, diventando uno degli appuntamenti più importanti al mondo. Negli anni successivi il festival ebbe modo di trasformare il mondo della musica da camera, ricoprendo anche un ruolo vitale nello sviluppo di molti giovani musicisti e un’oasi d’incontro per molti affermati artisti. Dalla cittadina del Vermont sono passati, tra gli altri, nomi come i violoncellisti Mischa Maisky, Yo-Yo Ma e Pablo Casals (anche direttore d’orchestra), i violinisti Sándor Végh, Viktoria Mullova, Hilary Hahn e Joshua Bell, i pianisti Mitsuko Uchida, Lang Lang e Murray Perahia, il clarinettista Harold Wright, il soprano Benita Valente, i compositori Samuel Barber, Elliott Carter, Aaron Copland, Luigi Dallapiccola.
Uno spettacolo tra musica e teatro
Proprio alla nascita del Marlboro Music Festival si ispira lo spettacolo teatral-musicale Beethoven in Vermont, scritto e diretto da Maria Letizia Compatangelo (pluripremiata drammaturga, saggista, regista), con il Trio Metamorphosi (Mauro Loguercioviolino, Francesco Pepicellivioloncello eAngelo Pepicellipianoforte), i costumi di Roberta Sileo, e ovviamente le musiche di Ludwig van Beethoven. L’anteprima dello spettacolo sarà in scena il 28 giugno al Teatro Secci di Terni, mentre ildebutto (in prima mondiale) è previsto per il 9 luglio 2021 al Teatro Verdi di Pordenone.
La trama
In scena i tre musicisti saranno Adolf Busch (Mauro Loguercio), Hermann Busch (fratello di Adolf, violoncellista, impersonato da Francesco Pepicelli) e Rudolf Serkin (Angelo Pepicelli). I tre saranno alle prese con i preparativi dell’inaugurazione del 1951 della prima edizione del Marlboro Festival. Si troveranno così a discutere sul programma del concerto d’apertura, affrontando varie discussioni tra esecuzioni di brani e opinioni divergenti, per poi convergere nella decisione di eseguire musiche di Ludwig van Beethoven. Scelta che sentono come “una scommessa che sintetizza la loro unione artistica e le loro vite, dal rifiuto del nazismo all’esilio volontario negli Stati Uniti”. Ma anche l’affermazione degli ideali di dialogo e fratellanza tra i popoli: valori che all’opera del compositore tedesco vengono riconosciuti.
Un segnale di fratellanza
Beethoven in Vermont è anche l’occasione per rendere omaggio, a 70 anni, a quella straordinaria esperienza, destinata a fare scuola e a diventare un essenziale punto di riferimento per la musica da camera; avvicinando quel “mondo nuovo” pieno di giovani allievi, alla “vecchia Europa” impersonata dai tre musicisti e dall’arte di Beethoven.
«Adolf, Rudolf e Hermann – spiega Maria Letizia Compatangelo – cercano di realizzare, in un concerto inaugurale simbolico, una visione del mondo improntata alla fratellanza e alla collaborazione tra i popoli, nel segno unificante dell’arte, ma anche capace di evidenziare il valore della musica da camera come veicolo di condivisione».
Riccardo Santangelo
Fotografie: ©Giorgio Mostarda